Siti che diventano una droga. E se fossero a pagamento?

di Matteo Lunelli

Una delle questioni che da tempo interessano il mondo del web è quella dei siti a pagamento. No, non quelli a luci rosse, ma quelli che un po’ tutti frequentiamo ogni giorno. Penso, in particolare, ai social network e ai siti di informazione, ovvero quelli più cliccati nel mondo, in Italia e anche in Trentino.


Come delle scimmiette, tutti i giorni, dal nostro pc o dal nostro smartphone, dal lavoro o dal divano, seduti al bar o sull’autobus, iniziamo il nostro percorso virtuale. Personalmente ho uno schema ben definito, non studiato e non voluto, ma riflettendoci ogni giorno è lo stesso: sito dell’Adige, poi Facebook, poi Twitter, poi la mail e infine alcuni siti nazionali e internazionali, bene o male sempre gli stessi (Ansa, Corriere, Fatto, Gazzetta, Internazionale e Huffington Post, poi un paio di volley, basket e calcio, e infine alcuni di musica). Che sia di lavoro o di riposo, tutti i giorni il percorso è lo stesso. Le novità, per quanto mi riguarda, arrivano dai social network: un amico condivide su Facebook o twitta un link che cattura la mia attenzione, ed ecco che si aprono nuove finestre. Siti o blog che altrimenti non andrei a visitare.


Quando ogni giorno, per anni, si compiono le stesse azioni - in questo caso gli stessi click - diventa difficile smettere. Ma se questi siti un giorno diventassero a pagamento? Come ci comporteremmo? Quanto saremmo disposti a spendere per saziare la nostra routine virtuale. Se oggi mi chiedessero - sparo una cifra - dieci euro all’anno per restare su Facebook o su Twitter io li darei senza battere ciglio. Ok, a me servono anche per questioni di lavoro, ma con una spesa minima, quasi insignificante (0,02 centesimi al giorno) potrei continuare a farmi i fatti degli altri (Facebook) ma anche a raccogliere notizie e informazioni (Twitter).

 

Un discorso simile lo farei anche per siti o blog di informazione. Ma a quel punto, probabilmente, sceglierei. Poco sopra ho nominato sei siti di news e più o meno altrettanti legati a passioni o interessi personali. Sarei disposto a pagare anche per questi? Per tutti? Facciamo due calcoli. Credo che tra social network e siti ogni persona abbia non più di una quindicina di “preferenze”. Considerando i 10 euro l’anno di cui sopra stiamo parlando di circa 150 euro l’anno (0,4 cent al giorno) per mantenere le nostre abitudini. Io sarei pronto a versarli, magari facendo un po’ di selezione, in base a qualità, rapidità e anche estetica (intesa come grafica accattivante e funzionalità di navigazione). Voi?

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