Il virus della creatività e gli Spitzbuben di mia nonna
C’è una sorta di virus che mi contagia ogni anno ad autunno inoltrato. E non è il classico raffreddore. È il virus della creatività. Creatività in cucina con i sapori e profumi dell’Avvento. Creatività vera e propria, con addobbi di ogni genere in vista del Natale.
Un virus che è passato quasi per osmosi di generazione in generazione. È ancora nitida nella mente l’immagine della mia nonna che con le dita delle mani già piegate dalla vecchiaia a fine novembre impastava pane di Natale e Spitzbuben. Quando si entrava a casa sua, durante il periodo dell’Avvento, i locali erano sempre avvolti in un dolcissimo profumo di biscotti e spezie e noi bimbi affondavamo le nostre manine in grandi contenitori di latta sempre pieni. Sono trascorsi gli anni. Le ricette sono passate a mia mamma, poi a me che ancora maldestramente cerco riproporre quelle tradizioni affinché anche i miei figli possano godere di tutti questi piccoli tasselli che fanno dell’Avvento un periodo speciale. Ma il virus della creatività riguarda anche tante altre attività e lo sanno bene i molti appassionati che in questi mesi frequentano fiere e mercerie. Come in un formicaio, chi ama creare è in frenetico movimento alla ricerca di stoffe, feltro, bottoni, nastri e lane per realizzare piccoli o grandi capolavori. Già, perché indipendentemente dal risultato ciò che ne esce è un pezzo unico, per sé o per gli altri. Quell’unicità che spesso manca nelle botteghe luccicante con tanti prodotti arrivati da chissà dove e realizzati da chissà chi. Chi lavora con le mani è un operaio, chi lavora con le mani e la testa è un artigiano, chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista dice una celebre frase di S. Francesco d’Assisi. Ecco perché adoro che questo virus mi contagi ogni anno. Ecco perché è bello ritrovarsi in due, in quattro o in dieci per creare insieme e perché è altrettanto bello donare o ricevere qualcosa di realizzato con le mani e con il cuore.