Unità di misura trentine: en spizeghin

Unità di misura trentine: en spizeghin

di Lucio Gardin

Quando un romano vi dice «ti richiamo tra 5 minuti» vi dovete mettere il cuore in pace, e sperare che vi richiami entro la settimana. Non azzardatevi a richiamarlo, perché vi risponderebbe: «È inutile che me richiami ogni settimana, t’ho detto che te richiamo io tra 5 minuti!».

Non è menefreghismo, è un diverso modo di misurare il tempo. È un modo di pensare diverso. Il romano mette sempre la lettera “A” davanti alle parole per renderle più scorrevoli. A-bello.. A-Nando.. A-nvedi.. A-davvero. Questo perché nelle scuole laziali insegnano un alfabeto diverso dal nostro, non più a, b, c, d, ma: A/a, A/b, A/c, A/d, A/e eccetera, fino ad “A/ooo!”. Aooo! è un modo per chiamare qualcuno, e va pronunciato con tale forza da poterlo sentire da un lato all’altro di uno stadio (anche se il destinatario è seduto nella poltroncina accanto al cinema).

La versione trentina del “Aooo!” romano, è “psssst” sibilato a bocca socchiusa (per non attirare troppo l’attenzione) anche se il destinatario è in fonderia e sta guidando un caterpillar. In Trentino invece abbiamo l’unità di misura a decrescere. Alla domanda «Quanto zucchero vuoi?» le risposte possono variare: Nà val, en dòs, nà barela, nà brenta, nà sbadilada, en cuciàr, nà pònta, nà migola, en spizeghin, men de mìga (ricordarsi che “en dòs” e “nà vàl” sono concetti che tendono all’infinito).

Poi ci sono le misure a decrescere. Esempio: «Ela ancora longa?» Risposta: Lònga per sèmpre, come l’an dela fàm, da chì fìn là, tre pàssi, do pàssi, en pè, nà sciànta, en dè, n’òngia, en mìgol, en pel. E poi c’è l’unità di misura relativa. Ad esempio se uno vi chiede «Ghe la fat?» la risposta «arrivo dove arrivo» ha un significato diverso in base all’altezza di chi la pronuncia. Se la dice Uros Kovacevic può essere che arrivi a tre metri, se la dice Claudio Cia, sui 30 centimetri.

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