Se metti le catene guardando gli altri

di Lucio Gardin

È arrivata la neve! Riprendendo un pensiero del poeta Tonino Guerra possiamo dire che «A dicembre, il rumore della neve che cade è assordante, perché con lei precipita un anno». In questo caso ancora di più, perché oltre all'anno è precipitata anche l'economia, le prospettive del futuro e la salute mentale (ho premesso questo solo per mettervi dell'umore migliore).
Devo dire che io amo la neve. La cosa più bella della neve è quando viene il sole e la porta via. Ci sono diversi modi per vivere una nevicata. Se la osservi dalla finestra del soggiorno, al caldo, col caminetto acceso e un brandy in mano, è come una sonata di Mozart: ogni fiocco, una nota che cade sul pentagramma del paesaggio per ridipingerlo coi colori della natura. Se però ti trovi per strada, alla guida di un'auto con le gomme estive lisce, la sensazione cambia leggermente. Com'è successo a me a Moena, travolto dalla nevicata di venerdì. Premetto che prima di partire per Moena ho seguito il suggerimento della Protezione civile che diceva di mettersi in viaggio solo con l'attrezzatura invernale, e perciò mi sono portato uno skipass. Ma nonostante questo, dopo dieci minuti l'auto era in balia della neve. Andava un po' dove voleva. Chissà, forse perché lo skipass era dell'anno scorso. A un certo punto, ho incontrato un tizio in difficoltà che stava montando le catene a bordo strada. Per solidarietà mi sono fermato a guardarlo. Quando ha finito gli ho chiesto se poteva montare anche le mie. Mi ha spiegato che metterne due non funziona, ed era meglio se le mettevo sulla mia. E così ho fatto. 
Premetto che sono un automobilista piuttosto distratto. Conosco i principali comandi di una macchina, freno, frizione, acceleratore, e so anche come sostituire il sacchetto della polvere quando è pieno; ma del resto non ne capisco molto. Comunque, ho estratto le catene dal cruscotto e ho proceduto. Siccome il tizio di prima le aveva montate sulle ruote anteriori, io ho fatto altrettanto. Morale della storia, dopo due ore di lavoro in cui ho tirato in ballo il calendario dei santi passati e anche futuri, le mie ruote anteriori erano ancorate alla neve e quelle dietro derapavo in tondo. Dopo avere visto per sei volte il paesaggio girarle attorno, la macchina si è tolta le catene da sola ed è tornata a casa. E io sono rimasto lì, coi piedi nella neve, e ho capito che quando metti le catene non è del tutto irrilevante considerare dove si trova la trazione. È proprio vero che non si smette mai di imparare.

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