Così si difende il nostro organismo

Così si difende il nostro organismo

di Michele Pizzinini

Quando l’organismo viene aggredito da un virus non sta a subire passivamente l’attacco e attiva il processo di immunità, che è definita come la capacità del nostro organismo di difendersi da un agente estraneo. L’immunologia studia i meccanismi di difesa utilizzati dal nostro organismo per proteggersi da un’invasione. Il sistema immunitario comprende organi, cellule e molecole circolanti in tutto il corpo, deputati al controllo dell’integrità degli organi e a proteggerci dall’aggressione di agenti infettivi.

Il compito principale del sistema immunitario è riconoscere quello che è proprio, cioè che è parte dell’organismo (self), da quello che è estraneo (non self), che va eliminato.
È compito dei globuli bianchi, chiamati anche leucociti, difenderci da tutto quello che non fa parte dell’organismo e ad eliminarlo. Possiamo considerare i globuli bianchi alla stregua della polizia e/o dei carabinieri che presidiano il territorio.

Le stazioni di polizia e dei carabinieri che fanno parte di questa fitta rete di controllo e di protezione sono: i linfonodi, il midollo osseo, il timo, la milza, le tonsille, l’appendice, ecc.
Per agevolare il compito del sistema immunitario di controllare i miliardi di cellule di cui siamo composti, ogni nostra cellula porta sulla sua superficie degli antigeni di istocompatibilità una specie di “codice fiscale” assolutamente specifico ed individuale per ciascuno di noi, in maniera tale da essere immediatamente leggibile in caso di controllo da parte dei globuli bianchi. Come sapete in tutto il mondo non ci sono due codici fiscali uguali.

Così è per i nostri antigeni di membrana. Immunologicamente parlando, ogni essere vivente è unico. Questo “codice fiscale” è alla base del rigetto dei trapianti d’organo, perché quando noi trapiantiamo un organo di un soggetto che presenta un codice fiscale diverso, il nostro sistema immunitario tenderà ad eliminarlo. La difficoltà di trovare organi compatibili si basa proprio sulla necessità di trovare la maggior somiglianza possibile tra i “codici” del donatore e quelli del ricevente. Ad esempio due fratelli sono più compatibili perché le differenze saranno minori rispetto ad un estraneo. Per un trapianto di midollo osseo il donatore potrebbe abitare in un altro continente perché il suo “codice fiscale” è il più simile a quello del ricevente e dunque sarebbe il più accettato.

I globuli bianchi, come si diceva, sono come i poliziotti o i carabinieri che continuano a sorvegliare il territorio ed appena notano che una cellula è stata aggredita da un virus o da un batterio e sulla sua superficie sono comparse delle anomalie tali da aver modificato il suo codice fiscale di superficie, allora attivano immediatamente dei meccanismi di difesa piuttosto complessi, atti ad isolare la cellula infettata.

Il primo sistema attivato è quello detto dell’immunità innata, che è costituito da un gruppo di globuli bianchi chiamati: granulociti che rincorrono i batteri e se li mangiano (guardate il video: Leucocita attacca batterio capirete immediatamente cosa fanno questi globuli bianchi); monociti che nella sede dell’aggressione si trasformano in macrofagi e producono delle sostanze (citochine) che servono a richiamare altre cellule che vengano a dar man forte e da globuli bianchi chiamati Natural killer che uccidono tutte le cellule infettate o che non presentino un codice fiscale perfetto. Se una cellula non ha il codice fiscale scritto correttamente, o se ci fosse un agente estraneo che in superficie non presenti alcun codice fiscale di riconoscimento, vengono immediatamente avvicinati da un Natural killer e vengono uccisi. Fanno parte dell’immunità innata anche la produzione di sostanze chimiche importanti come gli interferoni. Questi sono una serie di molecole che vengono prodotte in primo luogo dalle cellule aggredite da un virus per informare le cellule circostanti dell’avvenuta aggressione, in modo che queste possano resistere meglio all’attacco chiudendo subito le “fabbriche” di DNA e di proteine. Gli interferoni legandosi alle cellule circostanti stimolano inoltre la produzione di enzimi antivirali.

Altre sostanze che vengono liberate, ad esempio, servono per vasodilatare ovvero per ampliare la zona dove si sta combattendo la battaglia, aumentando in questo modo la portata di sangue, in maniera tale da consentire l’arrivo dei rinforzi più rapido possibile.
In seguito ad un attacco vengono poi prodotte delle sostanze che avvolgono virus, batteri o cellule danneggiate in modo che i macrofagi, quelle cellule “spazzino” siano sollecitati a “mangiarsele”. E questo è il sistema del complemento. Questo tipo di immunità è di tipo aspecifico è quella di primo livello, definita per l’appunto innata. L’immunità innata aspecifica della fase iniziale di malattia.

Passato questo periodo iniziale, l’organismo cerca di arginare l’invasione attivando le difese in maniera più specifica. Cattura il virus, lo analizza, cerca di capirne la conformazione e dove intervenire per bloccarne l’attività. Inizia così la fase dell’immunità acquisita, che è una risposta più sofisticata e più specifica contro quell’aggressore particolare, virus o batterio che sia, ed inizia a produrre gli anticorpi. Gli anticorpi sono delle molecole che si legano in maniera specifica alle strutture dell’aggressore per bloccarne l’azione. Immaginatevi come una specie di cappuccio, o un berretto, che si calza sopra ogni singola “clava” del virus e che gli impedisce di aderire alle cellule.

Verso il 4-5 giorno l’organismo produce le Immunoglobuline M o IgM, che sono grandi anticorpi che vengono riversati in circolo affinché rallentino l’azione del virus e lo rendono “commestibile ed appetibile” per i globuli bianchi. Dopo 10-12 giorni vengono prodotte le Immunoglobuline G o IgG che sono un’evoluzione degli anticorpi più raffinata ed efficace rispetto alle IgM. Sono molecole più piccole, che possono circolare in tutti i liquidi corporei, che attraversano anche la placenta per proteggere il feto, in grado di collaborare con tutti i globuli bianchi e sono la vera arma specifica contro quell’invasore. I globuli bianchi, linfociti B, che producono le IgG specifiche per quella malattia rimarranno in archivio negli organi deputati all’immunità, per tutta la vita, pronti ad intervenire immediatamente in caso di una nuova aggressione.

Ad esempio, quando noi facciamo il vaccino oppure ci ammaliamo di morbillo, passati 15 giorni, poi noi, per tutta la vita, abbiamo nel nostro corpo gli anticorpi, ovvero le IgG, contro il virus del morbillo. Magari nel corso della nostra vita siamo venuti a contatto con il virus del morbillo parecchie volte, ma ci siamo ammalati solo la prima volta, quando il sistema immunitario è stato colto alla sprovvista. Le vaccinazioni funzionano così, ci permettono di sviluppare la malattia in forma blanda, ma sufficiente a scatenare la produzione di anticorpi, perché per fare il vaccino vengono usati virus morti o inattivati, o parti del virus che non contengono il DNA o l’RNA virale oppure semplicemente parti del virus come ad esempio nel caso del coronavirus, quelle clave di superficie, che rappresentano la chiave di entrata nelle cellule. Sarebbe bello avere un vaccino contenente le sole clave del coronavirus sufficienti a sviluppare una risposta anticorpale che rimanga però tutta la vita.

Riassumendo: il tampone per il corona virus mi dice se nelle vie aeree ci sono virus attivi, mentre per quanto riguarda gli esami sierologici fatti sul sangue, se trovo le IgM significa che mi sono ammalato dai 5 ai 12 giorni prima, se trovo IgM e IgG significa che la mia malattia risale a 8-15 giorni prima, se nel sangue ci sono solo IgG, significa che sono passati almeno15-20 dall’inizio della malattia e che probabilmente sono guarito e che il mio corpo ha organizzato un’immunità permanete. A distanza di qualche anno troverò ancora IgG specifiche contro il coronavirus ma saranno in quantità molto ridotte.

Uno degli inconvenienti di questa epidemia è che molto probabilmente ci sono tanti portatori sani di coronavirus, ovvero soggetti sani che ospitano il virus nelle vie aeree alte, come gola e naso, dove il virus vive e non viene eliminato perché ha trovato con il nostro sistema immunitario un compromesso di non belligeranza. Forse questi soggetti non sono stati in grado di eliminare del tutto il virus perchè la loro risposta immunitaria è stata blanda ed impiegano più tempo per produrre una quantità di anticorpi tale da debellare il virus definitivamente. Ci auguriamo tutti che venga trovata una soluzione a questa epidemia il più rapidamente possibile.

(2. Fine)

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