La paura del virus e la “lezione” di Mama

La paura del virus e la “lezione” di Mama

di Sandra Tafner

Non vorremmo parlare di coronavirus, ma come si fa, lo ignoriamo per scaramanzia? Sembrano bollettini di guerra, a tutte le ore, tutti i giorni, con tutti i mezzi di comunicazione disponibili. Resta allora soltanto da ripetere che lasciarsi prendere dal panico non aiuta, che basterebbe vivere con l’attenzione necessaria senza farne il pensiero fisso quotidiano. E invece, mentre sembra che il panico non accenni a calare, la gente - che non parla d’altro - per la gran parte assicura di non credere alla gravità della situazione e di non aver affatto paura, contesta l’allarmismo, prende in giro chi va a fare la spesa arraffando di tutto dagli scaffali. Eppure amuchina e mascherine sono esaurite. E anche farina, pacchi di pasta e latte a lunga conservazione. Si ha paura ma ci si vergogna d’averla.

Si parla del virus in negozio e al bar, mentre alla Tv tutte le altre notizie sono scomparse, pare che la politica quotidiana sia diventata muta, tregua generale. Intanto però non è mancato qualche tentativo di cogliere il momento per dare una spinta al governo. Tentativo piuttosto squallido data la situazione, come dire adesso arriviamo noi, salvatori della patria, e mettiamo tutto a posto. Sono quelli che ieri volevano chiudere i confini nazionali perché prima gli italiani e gli altri si arrangino, quelli che oggi i confini li vogliono aprire per accaparrarsi i favori delle categorie economiche che stanno subendo gravissimi danni, si sa mai che aumentino i consensi. Così si potrebbe tornare al voto e vincere e occupare quelle poltrone che danno così fastidio quando sono occupate dagli altri.

Dall’estero intanto si guarda agli italiani con diffidenza, quasi fossero tutti potenziali untori. E questo fa male sulla pelle, però mai che si pensi come possa far male anche sulla pelle degli altri quando succede.
Ma per alleggerire la tensione andiamo alla ricerca di qualche notizia lieve. Ricordiamo quando la Cina è stata colpita dall’epidemia, non molto tempo fa. Stiamo lontani dai cinesi - dicevano in tanti - perfino dai cinesi che da anni vivono in Italia e da qui non si sono mossi, non importa, sono loro gli untori. E il presidente Mattarella ha risposto con un concerto al Quirinale, facendo esibire nella Cappella Paolina la pianista Jin Ju, presente anche l’ambasciatore cinese che nel suo saluto ebbe a dire: l’amicizia si vede nel momento del bisogno.
Fino a quel momento l’Italia era esente dal virus e i governatori del Veneto, del Friuli e della Lombardia chiedevano la quarantena per gli studenti rientrati dalla Cina.

E il presidente Mattarella andò a visitare una scuola nella Chinatown di Roma. Ecco, la ricerca di notizie lievi ci ha riportati a parlare dell’epidemia. Non è facile allontanarsene, ma qualcosa abbiamo trovato e proprio nel Veneto, in un piccolo centro a non molti chilometri da Padova. A Villa del Conte la giunta comunale eletta nel maggio scorso ha istituito l’assessorato alla solitudine. Non la solitudine esistenziale, spiega il sindaco Antonella Argenti, ma quella solitudine che prende la gente quando si trova immersa in un mondo che sta diventando sempre più virtuale, fatto di numeri e non di persone, di centralini automatizzati ai quali non puoi rivolgere una domanda, di voci registrate che ti lasciano senza parole. Soprattutto gli anziani. E allora ecco l’assessore che non è virtuale, ma presente in carne ed ossa per aiutare e dare risposte. Sempre disponibile fino all’ora di cena.

Cerchiamo ancora un sorriso. Questo viene da Mama, una scimpanzé di quasi sessant’anni che consuma i suoi ultimi giorni in uno zoo e che si illumina vedendo il suo vecchio amico che viene a salutarla. Il suo vecchio amico è un uomo dai capelli bianchi e Mama, che sta perdendo le forze, lo abbraccia e gli fa una carezza. Sembra l’addio fra due persone e gli scienziati sono d’accordo nel riconoscere una vita emotiva negli animali, e nelle grandi scimmie in particolare, che si esprimono con l’espressione del viso e i comportamenti simili a quelli dell’uomo. Nel bene e nel male, senza secondi fini.

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