Se l'umanità ritrovasse un po' di saggezza

di Sandra Tafner

Hanno un bel dire gli scienziati che il primo passo per tutelarsi dall'epidemia è legato alle misure di igiene, alle mascherine, al distanziamento sociale, ma quando la squadra del cuore vince la Coppa Italia non ci sono santi che tengano. Tutti insieme appassionatamente com'è successo a Napoli mercoledì scorso.

A Napoli per esultare insieme si è addirittura sfidato il principio dell'impenetrabilità dei corpi. L'homo sapiens dimentica immediatamente di esserlo diventato. A questo punto un'eventuale ripresa del contagio è soltanto legato alla speranza che non succeda.

Non con ciò che a quei tifosi venga addossata ogni colpa, il virus forse avrà fatto festa con loro, ma del resto già la sta facendo abbondantemente da alcuni mesi, piombato all'improvviso in mezzo a gente ignara della sua esistenza, gente che stava facendo né più né meno la vita di sempre. Il problema è infatti all'origine. Qual è? Molte le risposte, poche le certezze se non quelle legate al buonsenso comune del quale sembra che ci si dimentichi troppo spesso. Il buonsenso vorrebbe per esempio che invece di continuare a parlare della salvaguardia dell'ambiente si cominciasse ad agire, ciascuno per quel che può e i governi mondiali per quel che devono. Ma è tanto più facile definire "gretini" i seguaci di Greta che decidersi a fare qualche rinuncia e a cambiare qualche abitudine.

Che importa se il pianeta soffre, sembra dire il comportamento pressoché generale, meglio che soffra lui piuttosto che noi. Poi però arrivano i virus e guarda caso a soffrire sono proprio gli uomini. Ora ci si convincerà finalmente che qualcosa di ingiusto è stato fatto? Macché, può essere stato un complotto, butta lì qualcuno, magari un esperimento sfuggito al controllo in un laboratorio di Wuhan, secondo un Capo di Stato, oppure i pipistrelli che i cinesi hanno l'abitudine di mangiare vivi, come si lasciò sfuggire un governatore. Poveri pipistrelli, e pensare che negli ultimi anni erano invocati per fare strage di zanzare volando incontro al tramonto per liberarci dalle fastidiose punture. Non che qualcuno si chieda perché i pipistrelli hanno disertato le città, così come non si chiede il motivo della moria di api nell'ultimo decennio o come mai migliaia di specie tra piante e animali rischiano l'estinzione in breve tempo.

Con una parola straniera recente è facile soffocare ogni grido di allarme, basta dire fake news ed è tutto risolto. Sono soltanto i "gretini" a sostenere il contrario. O quegli esagitati di ambientalisti che protestano perché i pesci muoiono soffocati dalla plastica. Otto milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno. A una femmina di capodoglio sulla costa Smeralda ne sono stati trovati 22 chili nello stomaco, ma per molti questa era soltanto una notizia curiosa. Un rapporto dell'Onu presentato a Ginevra l'anno scorso, che si vale del contributo di centinaia di scienziati di tutto il mondo, descrive uno scenario allarmante nel prossimo futuro: non basta tagliare le emissioni, bisogna ridurre la deforestazione, praticare un'agricoltura sostenibile e consumare meno suolo. L'Amazzonia, ad esempio, che è un polmone insostituibile, si riduce di circa 24.000 chilometri quadrati ogni anno. E devastando le foreste si espandono le pandemie. Ne viene che per salvarci dai virus a priori sarebbe necessario salvaguardare la natura in genere e le foreste tropicali in particolare.

Il vaccino diventa un rimedio a posteriori. Ma la strada per salvare il pianeta non è priva di ostacoli, anzi, è tutta in salita e i ragazzi dei Fridays for future, scesi nuovamente in piazza dopo tre mesi di clausura, non sono ottimisti. Non usciremo migliori da questo periodo, dicono, purtroppo tutto tornerà come prima. È un pessimismo realistico. L'homo sapiens - sostiene un docente di scienze umane e ambientali dell'Università del Kent - condivide il Dna dei paleolitici, ma ha uno stile di vita completamente diverso. La sua non è una proposta peraltro oggi insostenibile di tornare indietro, ma lo stimolo a sintonizzare Dna e stile di vita, il che non comporterebbe sacrifici enormi, basterebbe un briciolo di saggezza. E ne varrebbe sicuramente la pena.

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