Lega vigliacca, vota per vendetta

Il voto segreto è l'arma dell'ipocrisia parlamentare. Contro l'emendamento della Lega che proponeva il carcere per i giornalisti ho votato con tutta la forza del dito ma il colore della spia luminosa della mia macchina elettronica era identico a quello degli altri. Il voto segreto garantisce l'anonimato ai parlamentari che non hanno il coraggio di annunciare le proprie scelte anche attraverso questo stratagemma tecnologico

di Giacomo Santini

Il voto segreto è l'arma dell'ipocrisia parlamentare. Contro l'emendamento della Lega che proponeva il carcere per i giornalisti ho votato con tutta la forza del dito ma il colore della spia luminosa della mia macchina elettronica era identico a quello degli altri. Il voto segreto garantisce l'anonimato ai parlamentari che non hanno il coraggio di annunciare le proprie scelte anche attraverso questo stratagemma tecnologico.


Quando, a risultato conclamato, ho inveito contro la vigliaccheria diffusa di chi non aveva preannunciato tanto accanimento, ho scoperto di essere circondato da colleghi che avevano votato a favore del carcere. 131 sì, 94 no e 20 astensioni, che in Senato equivalgono a voti contrari. Ne è nato un dibattito privato animato e sconcertante tra me e i miei vicini ed è così emerso che il diffuso rancore verso la categoria dei giornalisti deriva da disavventure personali, private.


I parlamentari colpiti da provvedimenti giudiziari ce l'hanno con i giornalisti che ne danno notizia, magari con commenti non graditi. Secondo questa interpretazione il reato non è essere accusati di corruzione, concussione, truffa, collusione con la mafia, ma darne notizia.


Essi dicono che la diffamazione uccide più certi reati cruenti. Per questo sarebbe giusto punirla con il carcere.

 

Intendiamoci: la diffamazione esiste quando si pubblica una notizia falsa, una denuncia infondata ed è giusto che chi ne è autore venga sanzionato. Magari bastano le sanzioni pecuniarie.

 

Ma se la notizia è corretta e comprovata è giusto pubblicarla. Il fatto è che il rancore dei parlamentari è aprioristico. Giusto o no che sia il contenuto, le notizie contro i parlamentari non andrebbero proprio pubblicate, secondo questi miei illustri colleghi.

 

La visione emersa dopo questo voto è sconcertante: i giornali e giornalisti debbono pubblicare ciò che viene richiesto ed autorizzato, quindi la propaganda a favore della politica e dei politici ma per le critiche e le denunce i giornalisti debbono contare fino a cento e poi fermasi. Diciamo che questo tipo di rapporto è stato favorito anche da certi giornali e giornalisti, di ogni colore, totalmente asserviti alle logiche contrapposte dei partiti e funzionali ad un progetto che nulla a che vedere con la mission dell'informazione, la certezza della notizia e la ricerca della verità.

 

Basti ricordare l'accanimento sistematico dei giornali della sinistra contro tutto ciò che riguarda Berlusconi e le sue vicende. Altrettanto squallida appare la critica aprioristica dei due giornali di centro destra contro tutto ciò che concerne il lavoro di Monti e del suo Governo.

 

Magari con l'intenzione di rendere un servizio al padrone delle testate, Berlusconi il quale, viceversa, è stato fortemente danneggiato nell'immagine proprio da questo accanimento, magari non richiesto. Il classico fuoco amico.

 

Questi giornali nulla hanno a che fare con una seria e serena informazione. Questi giornalisti, anche se iscritti all'ordine, nulla hanno a che vedere con un'interpretazione deontologica della professione.

 

Ciò vale in particolare per il caso collegato all'iter legislativo sulla diffamazione, la vicenda di Sallusti al quale esprimo solidarietà affinché non entri in carcere, ma verso il quale non nutro alcuna simpatia. Il suo genere di giornalismo, funzionale ad una parte politica in maniera smaccata produce quella tensione ed astiosità che poi conduce a conseguenze come quelle prodotte in Senato.

 

Il peso di tali decisioni però ricade non solo su Sallusti ma su tutta la categoria dei giornalisti e degli editori, anche quelli seri ed obiettivi.

 

Registro e non commento le illazioni su Sallusti secondo le quali, avendo rifiutato qualsiasi misura alternativa, egli farebbe di tutto per andare in carcere, per crearsi un alone di martirio, farsi pubblicità, scrivere un libro e magari candidarsi alle prossime elezioni politiche.

 

Credo che occorra fare di tutto per evitare il carcere anche per queste ragioni di tipo speculativo ma soprattutto perché a finire in manette sarebbe la libertà di stampa.
Che deve essere garanzia di verità ed obiettività per tutti i cittadini non solo per i giornalisti.

 

Giacomo Santini
Senatore della Repubblica eletto
per il Pdl e giornalista professionista

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