Le vere domande da porre alla ministra

Le vere domande da porre alla ministra

di Pasquale Profiti

Non c'è stato contraddittorio nell'incontro di domenica scorsa sulla riforma costituzionale, al Festival dell'economia. Vi sono stati due portatori di note posizioni per il Sì: la Ministra proponente del disegno di legge di riforma costituzionale ed un affermato accademico ed editorialista definitosi lo «zio dell'Italicum». Il terzo intervenuto ha avanzato riflessioni neutrali rispetto alle ragioni del Sì o del No. Mancava la posizione del No. Non è stato quindi un dialogo equilibrato; anzi, poiché il dialogo presuppone quantomeno una non completa sovrapponibilità di punti di vista, diciamo che non è proprio stato un dialogo, ma una perorazione per il Sì.

Non voglio qui riequilibrare le reciproche ragioni riportando quanto in dettaglio argomentato dai conoscitori della legalità costituzionale che sostengono il No; costoro concludono che la riforma è un deciso peggioramento, sotto il profilo linguistico, istituzionale, culturale e democratico dell'attuale assetto costituzionale. Mi piacerebbe compilare questo articolo con sole domande. L'obiettivo primario di queste domande sarebbe stato ed è oggi quello di parlare della riforma, quella scritta, non quella raccontata; in definitiva riportare la discussione su ciò che dovrebbe far propendere a votare in un modo o nell'altro.

Prima domanda: onorevole Ministra, cosa vuol dire il comma 5 del nuovo articolo 57 della Costituzione? Per quanto l'abbia letto tante volte la sintassi della norma non mi conduce ad alcun significato. Può tentarci Lei?

Seconda domanda: onorevole Ministra, può meglio specificarci come possa in concreto interpretarsi la frase, contenuta nel nuovo articolo 57, comma 6 della Costituzione, secondo cui «I seggi (per l'elezione dei senatori: ndr) sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio?».

Terza domanda: onorevole Ministra, leggiamo nella riforma che il Senato avrà 10 giorni di tempo per chiedere di poter esaminare i disegni di legge approvati dalla Camera e 30 giorni per deliberare proposte di modificazione. Considerato che i senatori sono consiglieri regionali, ritiene che sarà per loro possibile riunirsi con tale frequenza al fine di esercitare consapevolmente tali poteri, dovendo occuparsi anche di tutta l'attività legislativa e, magari, di governo delle regioni?

Quarta domanda: onorevole Ministra, in base al nuovo articolo 70 della Costituzione se sorgono questioni di competenza tra Senato e Camera, la soluzione è affidata ad un'intesa tra i due Presidenti. E se l'intesa non è raggiunta, cosa succede? Può immaginare uno scenario giuridico - istituzionale?

Quinta domanda: onorevole Ministra, con l'Italicum la Camera dei deputati, che con la riforma diverrà l'organo legislativo, sarà in mano ad un unico partito, il cui «capo» sarà anche presidente del governo. Lei ha detto che le opposizioni trovano nella Costituzione la loro tutela con lo statuto delle opposizioni. Ma questo Statuto è approvato con il regolamento della camera, a maggioranza assoluta e non qualificata, quindi dalla stessa maggioranza che governa la camera. Davvero è una garanzia delle opposizioni?

Sesta domanda: onorevole Ministra, in base all'articolo 70, 7° comma, della riforma, il procedimento per approvare un disegno di legge che il governo dichiara «essenziale per l'attuazione del programma» è particolarmente veloce: 70 giorni al massimo. Ad attestare tale essenzialità è sempre la camera, vale a dire il partito che la controlla. Lei prevederebbe nel regolamento parlamentare una maggioranza qualificata e non solo assoluta per tale dichiarazione di essenzialità, per evitare che tutto finisca per essere essenziale per l'attuazione del programma?

Settima domanda: onorevole Ministra, la Costituzione originaria, per rendere leggibile da parte di tutti il testo senza difficoltà, aveva frasi in media di 23 parole, brevi e comprensibili. Si sono anche sforzati di utilizzare un linguaggio di base, per favorire la partecipazione, perché non c'è vera democrazia se non si partecipa con metodo, appunto, democratico. Nella riforma vi sono molti articoli nei quali, prima di arrivare ad un punto, vi sono più di 100 parole, talora anche più di 150. Ad esempio l'articolo 70, primo comma. Per capire questo articolo, mentre lo si legge, bisogna andare a vedere altri 11 articoli della Costituzione, ai quali si rinvia. Lei ritiene che tutto ciò faciliti l'educazione civica, la partecipazione consapevole di tutti? Lei che ha redatto il testo li ricorda tutti a memoria questi articoli di rinvio?

Mi fermo qui, anche se d'incertezze semantiche, di significato, personalmente ne ho una quantità non indifferente; parlando del testo fondamentale del nostro ordinamento, sono davvero messo male in termini di capacità partecipativa. Spero che sia solo un mio limite.

Certo, tali domande avrebbero richiesto, verosimilmente, che la Ministra portasse con sé il testo della riforma, da confrontare con il contenuto attuale della Costituzione da modificare e che s'invitassero i presenti a seguire il discorso con quei documenti in mano. Non è questione di tecnicismo, perché parliamo delle regole fondamentali del vivere comune e tutti dovremmo poterle comprendere, se solo lo volessimo. È vero, con il testo in mano sarebbe stato difficile, materialmente, applaudire. Ma chi sa, in compenso avremmo forse capito qualcosa di più su che cosa andremo a votare e quali scenari tale voto realmente aprirà. Ne sarebbe valsa la pena?

Pasquale Profiti
Pubblico ministero alla Procura di Trento e presidente dell'Associazione nazionale magistrati del Trentino Alto Adige

comments powered by Disqus