Social network e messaggi contraddittori

Social network e messaggi contraddittori

di Giovanni Pascuzzi

Il prossimo 2 giugno verrà celebrata la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Tema di quest’anno è: «Dalle social network communities alla comunità umana». Per l’occasione Papa Francesco ha scritto un messaggio molto intenso.

Nel messaggio fa riferimento, tra le altre cose, ai social network: facebook, twitter, instagram, e così via. Egli spiega che in queste “comunità virtuali” troppe volte l’identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti dell’altro, dell’estraneo al gruppo: ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri).

Quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa così una vetrina in cui esibire il proprio narcisismo. Il Santo Padre mette in guardia dai pericoli insiti in questo modo di fare ed afferma testualmente: «Una comunità è tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi. La comunità come rete solidale richiede l’ascolto reciproco e il dialogo, basato sull’uso responsabile del linguaggio». La lettura di questo documento mi ha fatto venire in mente un caso che in questi giorni sta occupando le cronache locali.

Mi riferisco alla vicenda del più stretto collaboratore di uno degli assessori provinciali che, sul proprio profilo twitter, ha più volte scritto frasi oltraggiose, sessiste e razziste.

Colpiscono: da un lato il silenzio del diretto interessato (che nulla ha detto per contestare le accuse) e dell’assessore (che finisce per subire le conseguenze delle azioni dei propri collaboratori); dall’altro l’inazione della Giunta provinciale. Solo perché pressato dai giornalisti, il Presidente della Giunta Fugatti ha detto che la cosa più importante, per lui, è non farsi dire dagli altri cosa deve fare.

Da qualche giorno (e fino al 19 giugno) i cittadini e le parti sociali possono partecipare alla elaborazione del «Programma di sviluppo provinciale per la XVI legislatura» (http://www.informa.provincia.tn.it/scadenze_avvisi/pagina273.html). Nelle Linee guida del programma si afferma che il Trentino ha quattro vocazioni. La prima di queste è la «Vocazione territoriale»; e il primo elemento di detta vocazione è «Favorire l’appartenenza e il senso civico». Nelle Linee guida si legge testualmente: «È necessario custodire e valorizzare adeguatamente la capacità del territorio di conservare uno spirito di appartenenza e al tempo stesso di alimentare una cultura, positiva e costruttiva, che proviene dalla tradizione, fatta di senso civico, di impegno responsabile e attivo, di rispetto reciproco (p. 16); il senso civico è quell’insieme di comportamenti che generano un capitale sociale positivo, quella trama di fiducia senza la quale le dinamiche di cambiamento si bloccano. Infine, un comportamento “civile” e la conseguente fiducia rafforzano le basi della sicurezza e del senso di appartenenza (p. 17)».
C’è una singolare coincidenza tra quanto citato da ultimo e il messaggio di Papa Francesco. Entrambi i documenti richiamano valori come la comunità, il rispetto reciproco, il senso civico, la fiducia, la condivisione e così via.

Ma il quadro valoriale appena tracciato stride con la neghittosa inerzia mostrata su un caso nel quale tali valori sono stati calpestati da chi fa parte della squadra che pretende di attuarli.
Si definisce comunicazione sociale ogni strumento utilizzato da soggetti pubblici e privati per coinvolgere le persone e spingerle all’azione, rendendoli partecipe dei problemi ma anche delle possibili soluzioni. E ci sono molti modi per comunicare: molto più efficace delle parole è la coerenza dei comportamenti. È giusto non farsi dettare l’agenda. Ma molto più importante è apparire credibili.

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