Una nuova idea di Autonomia

Una nuova idea di Autonomia

di Lorenzo Dellai

L’intervista rilasciata da Arno Kompatscher al Direttore domenica scorsa è un atto politico di grande sincerità, coraggio e lungimiranza. Un atto da leader vero.
Il Presidente è partito da un incidente di percorso per indicare una prospettiva di futuro.

La questione degli italiani di Bolzano e della loro peculiare condizione di “minoranza nella minoranza” ha sempre accompagnato, fin dalle origini, la vicenda dell’Autonomia dell’Alto Adige-Südtirol ed è sempre stata terreno di scontro tra le visioni micro e macro nazionaliste da una parte e quelle del dialogo e del compromesso possibile dall’altra.

Ricordiamoci sempre che Magnago vinse il Congresso della SVP di Merano (quello che ha approvato il “Pacchetto”, aprendo la strada al Secondo Statuto e ponendo fine alla stagione del conflitto anche violento dopo il Los von Trient del ’57) con una maggioranza non certo bulgara.

E ricordiamoci che, per converso, i grandi protagonisti di parte italiana di quella stagione lungimirante - in primis Alcide Berloffa - furono spesso denigrati ed accusati (in casa loro) di tradimento e di “intelligenza col nemico”.

In realtà, dopo la prima fase dell’Autonomia - la gestione del primo Statuto fondata sulla preminenza istituzionale della Regione - si è aperta per Bolzano (e per Trento) una lunga stagione di ricerca di identità. Bolzano ha dovuto affrontare - totalmente ex novo - due grandi questioni, ambedue di gigantesca complessità.
La prima: elaborare una idea di Autonomia intesa non solo come forma di garanzia per il gruppo linguistico tedesco/minoranza austriaca in Italia (la ragione fondante dell’Accordo di Parigi del ’46), ma anche come forma di autogoverno di una Comunità Territoriale linguisticamente e culturalmente plurale. L’Autonomia di tutti.

La seconda: costruire una idea di “Land” diversa da quella che i Sudtirolesi di lingua tedesca consideravano naturale e radicata nella loro storia, cioè quella del Tirolo.

Bolzano ha dovuto maturare una “soggettività istituzionale autonoma” (autonoma non solo rispetto a Trento, ma anche rispetto a Innsbruck): fatto inedito nella storia di quella comunità.

Arno Kompatscher porta avanti il percorso iniziato da Magnago e proseguito con Durnwalder. Un percorso non affatto scontato, che il Presidente interpreta, a quanto pare, con il coraggio che serve, con le sensibilità del tempo attuale e dunque anche con la necessaria dose di innovazione. Non senza difficoltà in casa sua e non sempre con interlocutori altrettanto coraggiosi e lungimiranti.

Anche Trento, in questi decenni, ha dovuto fare i suoi “compiti a casa”. Il Secondo Statuto ha dato al Trentino - anche in questo caso per la prima volta nella sua storia - la possibilità di sentirsi un “Land”. Non era mai accaduto prima. Neppure durante la stagione del Tirolo Storico. Nel caso del Trentino, la questione difficile e complessa era rappresentata dalla elaborazione di una cifra identitaria e di un “ubi consistam” del Land, che non potevano evidentemente essere rintracciati nell’uso della lingua. Non si può capire ciò che accade a Bolzano (e neppure a Trento) senza memoria e coscienza (attitudini oggi in fase calante, purtroppo) di tutto questo.

Quale può essere il quadro di sistema che può accompagnare anche in futuro i percorsi storici (diversi ma intrecciati) di queste due Comunità Autonome?

Non certo l’improbabile rievocazione di una “Regione che - volendo amministrare al posto delle Province - divide”, come ebbe a dire, nella sostanza, Bruno Kessler. Piuttosto, il rilancio in forme inedite di una Euro Regione binazionale, plurilinguistica e multi culturale, nel segno autenticamente europeo. Oltre l’attuale Gect e in prospettiva di un nuovo equilibrio tra Stati Nazionali, Europa e Comunità Autonome territoriali.

Contro ogni rigurgito di nazionalismo (micro o macro che sia) e ogni forma di passiva omologazione.
Autonomia laboratorio, capace di valorizzare le sue tradizioni senza paura delle diversità e della globalità.
Autonomia che dal cuore delle vecchie Alpi investe su un progetto di società aperta, plurale, competitiva e solidale. In fondo, il progetto autonomistico è come un aereo. Non può volare al di sotto una certa ambizione di velocità. Altrimenti lo stallo lo costringe ad atterrare (e a rassegnarsi alla deriva di una triste banalità, fin che dura) oppure a cadere. Questione, appunto, di vitale importanza anche per il Trentino.

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