Dopo l'emergenza, comuni protagonisti

Dopo l'emergenza, comuni protagonisti

di Alessandro Baracetti

Mi vengono in mente le parole semplici e sagge che mi dicevano i nonni. Non sono solo parole: sono state le loro azioni. E vale la pena rifletterci. Oggi viviamo momenti di grande incertezza: sanitaria, economica, sociale.

Per la maggior parte, passiamo le giornate, nelle nostre case, attendendo: attendiamo le notizie e ricerchiamo in esse il segno che la guerra al virus finisca e che sia possibile, quanto prima, riprenderci la vita e le sue relazioni sospese. L'emergenza, da sanitaria, si sta trasformando in emergenza economica: la nostra salute, sotto ogni riguardo, dipende dalle "cure" che vengono sin d'ora somministrate. Le famiglie e le imprese stanno già facendo i conti con la crisi: accanto e oltre all'urgenza sanitaria, urgente è salvare il tessuto produttivo e i posti di lavoro. La società post-virus avrà innanzi a sé difficoltà e sfide enormi: io credo che la linea per ripartire si stia delineando nelle attuali vicissitudini. Si ripartirà dai comuni, dalle città, dalle piccole realtà locali e dalla responsabilizzazione di tutti. Il nostro territorio è fatto da tante piccole comunità, collegate tra loro, che sono ora chiamate a difendere la possibilità di avere un futuro prospero. Nelle comunità ci sono persone, famiglie, imprese, professionisti pronti a collaborare.

Un solido tessuto economico è il tassello fondamentale per garantire coesione e pace sociale: ciascuno, secondo le proprie capacità e inclinazioni, se inserito nella vita produttiva, può fare la propria parte dando sostegno alla ripresa. Il tessuto economico deve, però, essere alimentato e agevolato: solo così si creerà quel ciclo virtuoso che, offrendo e garantendo lavoro, svilupperà in modo esponenziale energie che avranno una ricaduta positiva su tutta la società. Ne avranno beneficio i lavoratori, le famiglie, gli imprenditori, gli artigiani, i professionisti, l'apparato pubblico e tutti coloro che, meno fortunati di altri, sono più deboli e vulnerabili. È quindi il momento di avere coraggio: abbiamo risorse, non illimitate, per affrontare la situazione purché siano impiegate in una prospettiva di crescita. Da un lato occorre garantire a tutti (perché tutti sono colpiti dall'inattività forzata) il minimo vitale, dall'altro occorre investire i sussidi per rilanciare con forza e vigore l'intrapresa in tutte le sue declinazioni.

La ripresa non potrà che ripartire a livello locale. Nella ripresa, il Comune è soggetto protagonista e deve adottare politiche a misure della propria comunità. Il Comune deve avere la forza e la lungimiranza di rinunciare oggi ad entrate per lasciarle libere sul territorio. L'operosità del popolo trentino le farà fruttare e saprà anche, come lo dimostra la generosità di questi giorni, prendersi cura di situazioni di fragilità. Sono le persone, la comunità e il radicamento sul territorio gli anticorpi all'indifferenza. Il Comune dovrà vigilare e intervenire in ausilio. Il Comune dovrà avere grande capacità di razionalizzare le risorse, individuando le priorità, riducendo gli sprechi e soprattutto ponendosi come soggetto agevolatore dell'intrapresa.

Nel servizio pubblico si dovrà sviluppare la tecnologia informatica ed agevolare il telelavoro: ne gioveranno la famiglia e la qualità della vita e, non ultimo, la finanza pubblica.
Inoltre, poiché il Comune partecipa al capitale sociale di molte realtà economiche, queste partecipazioni dovranno tradursi in benefici effetti e concreti per tutti i cittadini. Il Comune dovrà annullare l'impatto "frenante" dato dalla burocrazia: dovranno essere rivisti e semplificati tutti i procedimenti amministrativi. Gli investimenti pubblici dovranno essere affidati a realtà e professionisti locali: questo attiverà ricadute positive in ambito occupazionale, dando nuove capacità di rilancio e benessere sociale. In questa fase le forze politiche dovranno agire massimamente per il bene comune: proprio il bene comune e, soprattutto, il bene delle generazioni che verranno (che pagheranno il prezzo di scelte incaute), richiede una prospettiva di spesa dinamica, di investimento per produrre, per creare e dare lavoro e così ripresa.

La squadra attorno a me è compatta: lavoriamo tutti in questa direzione.
Riflettendo, oggi, mi tornano alla mente le parole della mia nonna, quando mi raccontava la sua storia, vissuta da contadina nei campi, e mi insegnava la sua filosofia: mi diceva che, se hai un sacco di grano, non devi usarlo tutto per far farina e per panificare ma devi, solo in piccola parte usarlo per questo e, in gran parte, distribuirlo a tutti i contadini perché lo seminino nei loro campi, per fare raccolti più grandi. Cara nonna, avevi ragione: mi impegnerò per mettere a frutto questo tuo insegnamento, chiedendo l'aiuto di tutti.

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