Cannabis light, alcol e sigarette

Cannabis light, alcol e sigarette

di Renzo Moser

Da qualche settimana a questa parte, dopo un periodo di progressiva liberalizzazione che ha portato a una crescita del settore piuttosto importante, la produzione, distribuzione e commercializzazione della cosiddetta “cannabis light” e dei suoi derivati ha subito un improvviso stop.

Prima sul fronte politico, con il deciso attacco «ai negozi che vendono marijuana» da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Poi, è notizia di ieri, con il forse più incisivo pronunciamento della Cassazione che ha sancito come «reato» la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti «derivati dalla coltivazione della cannabis», come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina.

Non sono un antiproibizionista radicale in materia di sostanze stupefacenti, benché riconosca la bontà di alcune argomentazioni di chi sostiene quella strada. E d’altra parte qui non si parla di legalizzare o meno l’uso di sostanze stupefacenti. Non sarebbe infatti corretto, anche se spesso viene fatto, mettere sullo stesso piano la vendita della “cannabis light” e lo spaccio di droga.

Quello che però mi ha colpito, ieri, quando le agenzie hanno battuto la news sulla sentenza della Cassazione, è stata la concomitante diffusione di un’altra notizia, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, che ha visto in prima fila la Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori.

In Trentino, secondo i dati dell’Osservatorio salute provinciale, ci sono 89 mila fumatori, il 25% della popolazione, che si fumano in media 11 sigarette al giorno. E ogni anno 700 persone muoiono a causa proprio delle sigarette. Due al giorno.

Ci sono i divieti per i minorenni, ma, come nel caso dell’uso di droghe, i più a rischio sono proprio i giovani, visto che, come ha scritto Laura Galassi sul nostro giornale, tra i 18 e i 24 anni è dipendente il 37% di ragazzi e ragazze, e il 20% dei 15enni ha fumato almeno una sigaretta negli ultimi 30 giorni.

Non basta. In Trentino due giovani su tre bevono, e  i consumatori considerati ad alto rischio tra gli 11 e i 24 anni sono ben 15.000, e si inizia a bere sempre prima. Senza considerare le fasce di età, 80 mila persone in Trentino sono considerate consumatori ad alto rischio e di queste circa 13 mila hanno problemi con l’alcol e hanno subito dei danni.

Insomma, senza cadere nel “benaltrismo”, questi dati, accostati alla determinazione con cui si è deciso di combattere il mercato della “cannabis light”, colpiscono.

Vietare è probabilmente la scelta più facile, e anche quella che fa più presa sull’opinione pubblica e sull’elettorato. Ma vietare, nel caso del fumo, e ancor più dell’alcol, sempre visto con una certa indulgenza, quando non con autentica simpatia, soprattutto alle nostre latitudini, risulterebbe alquanto complicato. Tanto vale ignorare il problema, dunque. O no?

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