Il grande valore dei piccoli gesti

Il grande valore dei piccoli gesti

di Alberto Faustini

Poi succede che un presidente del consiglio incolore tiri improvvisamente fuori dal cappello dell’immaginazione una cosa capace di stupirti. Diciamocelo: fino a venerdì Giuseppe Conte aveva lasciato un segno (impercettibile) nella storia politica italiana, solo per lo strano discorso che fece in occasione delle sue dimissioni. Prendendo a sberle - di parole comunque guantate - quello che in quel momento era il suo vice: Matteo Salvini.

L’8 di novembre ha invece fatto ciò che i politici di solito evitano di fare: è andato a incontrare gli operai dell’Ilva. Nella fossa dei leoni.
Senza soluzioni. Senza paracadute per sé o per loro. Ha detto di non avere idee miracolose in tasca: s’è seduto e ha ascoltato. Sì, ha ascoltato. Le parole di operai che sono in tutto e per tutto simili a quelli dei tanti che in altri stabilimenti italiani temono di non avere un futuro. Perché non avere un lavoro, oggi, significa prima di ogni altra cosa non avere un futuro. E Conte ha avuto la pazienza di ascoltare, anche di prendersi (rintuzzandoli) insulti. Un gesto che rassicura, al di là di quanto il governo potrà fare per quella fabbrica che troppe volte s’è trovata di fronte al bivio fra lavoro e salute e che ora deve fare i conti con chi vuole togliere la spina per sempre, con chi vuole renderla pubblica e con chi punta invece su un “aiuto a tempo” che ricorda una partita a scacchi più che una soluzione.

Nelle stesse ore, un altro piccolo miracolo: Matteo Salvini, con la figlia, s’è presentato a casa di Liliana Segre. Voleva farlo in pompa magna, con telecamere al seguito, com’è nel suo stile, ma quando la senatrice a vita, che non gradiva che la notizia trapelasse, gli ha detto che l’avrebbe ospitato solo in forma privata, lui ha comunque accettato. Ed è andato a trovarla. E, aspetti mediatici a parte, non è certo di poco conto il fatto che Salvini, dopo averla più volte criticata, sia andato dalla senatrice che lo Stato, in virtù delle quotidiane minacce che riceve, ha dovuto mettere sotto scorta. Il sindaco leghista di Ferrara ha fatto di più: le ha offerto la cittadinanza onoraria. E lo ha fatto nelle ore in cui il sindaco di Predappio ha invece deciso di negare i finanziamenti alle scuole per i viaggi della memoria ad Auschwitz. E nelle ore in cui a una bimba, per il colore della sua pelle, è stato impedito di sedersi sull’autobus. Ogni gesto ha un peso. E forse, viene fatto di pensare con un barlume di speranza dopo quanto è successo in queste ultime, strane ore, finalmente anche un contrappeso. La cultura di un Paese si cambia anche così: con gesti, con atti, con azioni solo all’apparenza piccole. Chi semina odio - con forza uguale e meravigliosamente contraria - può anche seminare pacificazione, rispetto, tolleranza.

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