E nessuno ha ancora chiesto scusa all'avvocato Baracetti

di Alberto Faustini

Mi devo essere distratto. Ma non m’è parso che qualcuno abbia ringraziato Alessandro Baracetti. La politica è cinica per definizione. E negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori: cardinali considerati sicuri Papi prima del conclave delle elezioni, diventati a malapena curati di campagna dopo il voto (o persino durante la corsa).

Le primarie - in voga soprattutto a sinistra - hanno ad esempio falcidiato sogni, ambizioni e persone, dimostrandosi quasi sempre un mezzo inadeguato, divisivo e inutilmente crudele per selezionare una classe dirigente già alle prese con ben altri problemi.

Memorabile la battuta di Vergassola: il Pd ha trovato un modo infallibile per perdere prima; le primarie. Si riferiva, in particolare, ai fendenti che i candidati si tiravano per vincere la sfida, sbriciolando l’intera area politica ben prima di arrivare alle urne o, più semplicemente, al vertice del partito.

Ebbene, non è stato facile per il centrodestra arrivare al nome del candidato sindaco Baracetti: le varie anime si sono divise e scontrate prima, durante e dopo. Ma a nessuno è venuto in mente di dirgli grazie per aver portato la bandiera (il fardello?) di questa complicata area politica fino al ritiro di tre giorni fa. Prima si sono sfilati Grisenti e Cia. Poi sono nate le candidature alternative della Zanetti e di Carli. Infine, alla luce anche di sondaggi disarmanti, anche il leader leghista locale Bisesti ha scaricato senza complimenti l’avvocato che s’era messo generosamente a disposizione di un’area che s’è liquefatta al primo caldo.

Sembra un po’ un giro dell’oca, quello del centrodestra: perché a due mesi dal voto il movimento ritorna indietro di svariate caselle, ripescando quell’Andrea Merler che fin dal principio (l’autostima non gli manca) s’era presentato come il potenziale salvatore della patria.

Vedremo se il suo nome convincerà anche la Zanetti e Carli a fare un passo indietro o di lato per cercare di ricompattare un centrodestra che solo unito (come la storia ha dimostrato a diverse latitudini) può davvero pensare di vincere. Nel frattempo, Ianeselli, che ha tolto le castagne dal fuoco al centrosinistra, evitandogli divisioni e lacerazioni, sta già sulla riva del fiume a godersi lo spettacolo. Col timore, condiviso da molti, che gli elettori disertino le urne: o perché considerano tutto già scritto o perché non si riconoscono né in un centrodestra in ordine sparso né in un centrosinistra che pende - a detta di più di un osservatore - troppo a sinistra. Ianeselli e Merler, ben più degli altri candidati che cercheranno comunque gloria sulla via di Palazzo Thun, dovranno convincere gli elettori ad andare a votare ancor prima che ad andare a votarli.

Comunque vada, c’è una cosa che Trento non può permettersi: avere un sindaco votato o sostenuto da pochi.

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