Un miracolo sfiorato Ora ne serve un altro

Dopo la Champions, Diatec nell'inferno del PalaPanini

di Guido Pasqualini

«I miracoli si costruiscono», aveva detto Radostin Stoytchev alla vigilia della finale di Champions league. Alla Diatec è mancato solo un mattoncino per completare un’opera davvero incredibile, per tanti motivi.

Squadra camaleonte. Cinque anni fa, quando vinse la terza coppa a Bolzano, Trento era formazione completamente diversa da quella in campo a Cracovia. Ne faceva parte soltanto il libero Massimo Colaci, all’epoca riserva di Andrea Bari. Nel 2013, all’indomani dello scudetto conquistato in gara 5 contro Piacenza, i tifosi gialloblù piangevano le partenze di Kaziyski, Juantorena, Raphael, Djuric e dello stesso Stoytchev. Essere tornati a giocare la finale di Champions meno di tre anni dopo con tutt’altra formazione è un capolavoro, da ascrivere in gran parte all’allenatore bulgaro.

Sconfitti da un fenomeno. Se la battuta di Bratoev fosse finita - o fosse stata giudicata - in campo... (a proposito designare un finlandese come primo arbitro è come scegliere un samoano per la finale dei Mondiali di calcio); se Urnaut, peraltro bravissimo, avesse scelto di tirare a tutto braccio l’attacco sul match point di Kazan invece di scegliere il pallonetto...; se Djuric non si fosse nuovamente infortunato nel secondo set...; se Nelli gli avesse potuto dare il cambio.... Si potrebbe rimanere a discutere per ore. La verità è che lo Zenit può disporre di uno schiacciatore che fa la differenza, l’attaccante più forte nel mondo, il cubano Wilfredo Venero Leon, che ha doti atletiche fuori dal comune. Dare la palla a lui o all’opposto Mikhailov è metterla in cassaforte. Di fronte a giocatori simili ha dovuto arrendersi anche la miglior qualità di gioco e l’immensa forza del gruppo Diatec. 

La stella Giannelli. Diceva tutto la faccia di Simone mentre si avvicinava al podio per ricevere il premio come miglior palleggiatore della Final four: un misto di rabbia, delusione e amarezza. Giannelli, come e più dei compagni, voleva e meritava questa Champions. Avesse vinto Trento, il premio di mvp della manifestazione era suo. Non ci sono più aggettivi per descrivere le sue prestazioni. Gli sono addosso gli occhi di tutti i club più ricchi del mondo. Ma prima sarebbe bello vedere Simone vincere la Champions con la Trentino Volley, la società che lo ha scoperto, formato e lanciato ad altissimi livelli.

Champions a rischio. C’è però un rischio incombente che grava sulla testa della Diatec, quello di non disputare la Champions il prossimo anno. Se dovesse venir eliminata in semifinale da Modena, Trento dovrà tifare Lube perché, nel caso dovesse a sua volta soccombere a Perugia, nella prossima stagione saranno proprio la Sir e la Dhl a fare compagnia a Civitanova nella più importante coppa europea. E, senza Champions, la Diatec sarebbe piazza meno attrativa, sia per Stoytchev e gli attuali giocatori sia per eventuali nuovi arrivi.

Nuovo miracolo cercasi. Sotto 0-2, giovedì a Modena in gara 3 di semifinale una Trento incerottata si troverà di fronte una squadra gasata in un PalaPanini incandescente. Servirebbe un altro miracolo. Ma la Diatec avrà il tempo di costruirlo?

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