Olimpiadi in rosa, quante lezioni dalle donne

Olimpiadi in rosa, quante lezioni dalle donne

di Guido Pasqualini

Dopo i fuochi d’artificio nel giorno di Ferragosto, con l’oro di Elia Viviani nel ciclismo su pista e l’argento di Rachele Bruni nel nuoto in acque libere, ieri niente medaglie per gli azzurri. Così ribalta per le donne che, in queste Olimpiadi di Phelps e Bolt, si stanno ritagliando sempre più spazio dentro e fuori i campi di gara.

Le lacrime. Sono quelle di Vanessa Ferrari che, scippata dai giudici quattro anni fa a Londra, ieri ha invece dovuto fare i conti con un errore nell’esercizio finale che le è costato il bronzo. Sfortunata.
Ma il pianto sconsolato è pure quello di Marta, la «Neymar in gonnella» eliminata ieri in semifinale ai rigori con il suo Brasile. Consolata dalle vincitrici, le svedesi, ha subito promesso battaglia nella finale per il terzo posto. Determinata.

La solidarietà. Nella batteria dei 5.000 piani la statunitense Abbey D’Agostino e la neozelandese Nikki Hamblin si toccano e cadono a terra. Nikki aiuta a rialzarsi Abbey e questa invita l’avversaria a ripartire. Lo fanno entrambe, non si qualificano e, dopo l’arrivo, si abbracciano. Vengono però ammesse d’ufficio in finale dai giudici. Applausi.

L’outing/1. Rachele Bruni vince l’argento e lo dedica alla compagna Diletta: «Nell’ambiente lo sanno tutti, perché nascondersi?». Coraggiosa.

L’outing/2. A infrangere un altro tabù ci ha pensato la nuotatrice cinese Fu Yuan. Dopo essere arrivata quarta nella staffetta 4x100 si è toccata la pancia per il dolore: «Mi è giunto il ciclo ieri, e mi sono sentita particolarmente stanca. Ma non è una scusa». Spontanea.

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