"No cancrovalorizzatore"
Salvatore Ferrari , vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra, sollecita «un'indagine da parte degli uffici provinciali per valutare le responsabilità sul mancato funzionamento dell'impianto di trattamento della frazione organica di Campiello per valutare le responsabilità». Un' «organica confusione» dimostrata anche sull'empasse relativo alla collocazione di un nuovo impianto a Mezzocorona.
Nostra e Nimby Trentino spingono per un quarto aggiornamento del Piano provinciale dei rifiuti. Lo fanno sottolineando in un documento gli obiettivi mancati del terzo aggiornamento, come l'autonomia mancata in materia di trattamento dell'organico, il coinvolgimento del solo Comune di Trento, la mancata stesura di una convenzione che riporrà la questione unicamente nelle mani della Provincia, le carenze informative. Salvatore Ferrari , vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra, sollecita «un'indagine da parte degli uffici provinciali per valutare le responsabilità sul mancato funzionamento dell'impianto di trattamento della frazione organica di Campiello per valutare le responsabilità». Un' «organica confusione» dimostrata anche sull'empasse relativo alla collocazione di un nuovo impianto a Mezzocorona. L'obiettivo ribadito da Nimby ed Italia Nostra è quello di «poter disporre di una filiera trentina che autonomamente può fare a meno del ricorso all'incenerimento». Il decennio dellaiano verrà ricordato per le tante società «in house», le varie Trentino Trasporti, Trentino Riscossioni e Trentino Mobilità. In materia di rifiuti manca invece il soggetto unico, «che porterebbe - spiega Ferrari - ad un miglioramento del servizio, visto che oggi vi sono ben 18 enti gestori». Lo sguardo perciò va verso il Veneto, nello specifico adattando il modello del consorzio Priula (Treviso), grazie al quale si scenderebbe a 50 mila 528 tonnellate annue di residui se in tutta la provincia di Trento il secco residuo raggiungesse gli 87 kg/abitante/anno. Quello che gli attivisti chiamano «cancrovalorizzatore» è tarato in Trentino sul 65% di raccolta differenziata, mentre la valle di Fiemme dimostra come si possa andare ben oltre. Simonetta Gabrielli (Nimby) ricorda come l'organizzazione trentina «stia lavorando in rete con altre associazioni italiane per creare una struttura di piano replicabile». Con una buona selezione del rifiuto differenziato, promuovendo il vetro monomateriale e la raccolta porta a porta dell'umido, la strategia «Rifiuti zero» non appare come utopia. La soluzione finale proposta è il «modello Vedelago» (www.centroriciclo.com) con un ciclo di lavorazione del residuo che consente la produzione di un granulato misto, idoneo per essere trattato come materia prima seconda per la creazione di manufatti. Un processo di estrusione, che crea un fuso plastico addensato in seguito ad una lavorazione a 180-200°C. «Per ora intanto - continua Ferrari - non si riescono a vedere dei risultati in termini di riduzione degli imballaggi». L'inceneritore, oltre ai rischi di carattere sanitario, porterebbe anche al vanificare i risultati della differenziata, visto che in alcune zone i comuni si impegnano a conferire una quota fissa di rifiuti indifferenziati. «Stiamo ancora attendendo - conclude il vicepresidente di Italia Nostra - una conferenza in Consiglio provinciale sul tema inceneritore, visto che in data 9 febbraio 2007 non si è tenuta».