«Tre punti nascita vanno chiusi» Ma Zeni: solo un'ipotesi tecnica
«Nessuna chiusura di punti nascita, si tratta solo di un’ipotesi tecnica della struttura che Assessorato e Azienda sanitaria hanno già giudicato non percorribile». Parola dell’assessore alla salute della Provincia autonoma di Trento, Luca Zeni, che interviene dopo la pubblicazione, sull’Adige, di un documento dell’Azienda sanitaria, a firma del direttore del Servizio ospedaliero provinciale, Fernando Ianeselli, che propone la chiusura di tre punti nascita: Tione, Arco e Cavalese. Una doccia fredda, dopo lo spiraglio arrivato da Roma.
«Molte Regioni - spiega Zeni - hanno chiesto com’è noto una proroga e siamo in attesa di una scelta definitiva da Roma. Tuttavia non è possibile non farsi trovare pronti: di qui l’elaborazione di una serie di ipotesi che riguardano l’organizzazione dei turni, una delle quali per l’appunto prendeva in considerazione alcuni punti nascita dei centri periferici. Questo scenario - ribadisce Zeni - non è stato ritenuto percorribile tant’è che si stanno vagliando altre soluzioni che garantiscano il mantenimento dei servizi alla popolazione attraverso una reperibilità provinciale che eviterebbe le conseguenze prospettate oggi sulla stampa».
Diverso è il tema del mantenimento dei punti nascita in futuro, che prescinde dalla questione delle 11 ore. «A questo proposito - conclude Zeni - è stato emanato un decreto nazionale che ci consente di richiedere e motivare delle deroghe rispetto agli standard previsti rispetto al numero di parti all’anno, ed è quello che la Provincia autonoma di Trento farà».
IL DOCUMENTO DELL'AZIENDA
Il «salvataggio» dei punti nascita periferici rimarrà sulla carta ancora per qualche tempo. Il decreto del ministro della Salute, che apre alla sperimentazione in aree montane per strutture con meno di 500 parti annui, si incrocia con l’entrata in vigore, mercoledì prossimo, della legge 161 del 2014, per la regolamentazione dell’orario di lavoro del personale medico ed infermieristico. In sintesi, non ci sono specialisti e dunque si chiude.
Ad essere sacrificati per primi, in nome di una legge che recepisce una normativa europea, potrebbero essere i punti nascita di Tione, Cavalese, Arco: lo si legge in un documento che porta la firma del direttore del Servizio ospedaliero provinciale Fernando Ianeselli. Smentisce l’assessore provinciale alla Salute Luca Zeni. «Mi sento di escludere che si possa arrivare a decisioni che portino alla chiusura di alcuni punti nascita - evidenzia - Si tratta di una nota di sintesi di un incontro, in cui sono state svolte ipotesi organizzative».
«Quel documento rappresenta una delle tre proposte che andremo ad esaminare. Si tratta di una proposta tecnica», spiega il direttore generale dell’Azienda sanitaria Luciano Flor.
Dal 25 novembre, se non arriveranno deroghe da Roma come invocato da diverse Regioni in tutta Italia, dovrà essere garantito un riposo minimo di 11 ore al personale medico ed infermieristico: significa che, con i numeri attuali dell’Azienda sanitaria trentina, sarà necessario procedere con una riorganizzazione interna se si intendono confermare tutti i servizi. In caso contrario, saranno possibili tagli alle attività e la chiusura di interi reparti, a partire proprio dai punti nascita di Tione, di Cavalese e di Arco.
Il tempo stringe e una decisione su cosa potrà accadere mercoledì prossimo non è stata presa. Un documento - uno dei tre«ufficiosi» che verranno discussi nei prossimi giorni dai vertici dell’Azienda e dall’assessore provinciale alla Salute - è arrivato nella mani del dirigente dell’Azienda sanitaria. La proposta «tecnica», a firma del direttore Ianeselli, indica in maniera precisa quali potranno essere le funzioni degli ospedali sul territorio e ridistribuzione del personale per garantire turni e riposi nel rispetto della legge. Seguono indicazioni sui tagli da effettuare, con la chiusura dei punti nascita in tre ospedali periferici. Nei presìdi di Tione, Arco e Cavalese «verrà mantenuta solamente l’attività chirurgica in elezione ed in regime di day-surgery, con la possibilità di appoggio nei letti di medicina nei casi che non possono essere dimessi in giornata». L’anestesista sarà presente fra le 8 e le 14. Le stesse attività sono confermate a Borgo (anestesista dalle 8 alle 14 e sospensione dell’attività d’urgenza chirurgica-ortopedica-anestesiologica).
Confermate tutte le attività con l’urgenza 24 ore su 24 nei presìdi ospedalieri di Trento, Rovereto e di Cles, con potenziamento dell’organico. Il documento prevede lo spostamento del personale dalle strutture in cui viene ridotta l’attività e la riassegnazione ai tre ospedali che garantiscono la continuità nelle prestazioni e le urgenze, attraverso «provvedimenti contingibili ed urgenti di mobilità d’urgenza interospedaliera a partire dal 25 novembre 2015».
La nuova riorganizzazione prevede anche un potenziamento del servizio di elisoccorso sia per il trasporto primario che per quello secondario.
Questo è il contenuto del documento tecnico, del «tavolo di confronto» interno ai presìdi ospedalieri. Ma ci sono altri due documenti da analizzare, uno che sintetizza le proposte del direttore generale Flor, l’altro «politico» dell’assessore provinciale Zeni. Martedì la decisione finale, salvo proroghe per l’applicazione della legge, sarà comunicata ufficialmente.