Il "nonno traduttore" in missione con i Nuvola in Moldavia: finalmente potrà riabbracciare i nipotini
Vive in Trentino da anni e partecipa, anche come interprete, alla spedizione della Protezione civile per la costruzione al confine di un campo di accoglienza di profughi
IL RACCONTO Il furgone dei Nuvola verso la Moldavia: un viaggio durissimo
TESTIMONE Il veterano delle missioni trentine: «Spero che questa sia l’ultima…»
BUCOVINA – Petru Turcanu non vede suo figlio Giorgio da prima del Covid. E nemmeno i suoi tre nipotini che vivono a Chisinau.
Petru è moldavo ma vive in Italia da 20 anni. Lui lavora nel magazzino della Protezione civile e in terra moldava - ma anche ungherese e rumena - il suo ruolo è centrale.
Sa la lingua, tanto per cominciare. Quindi traduce per chiunque, mai all'apparenza stanco.
Senza di lui sarebbe stato difficile capire cosa voleva dire il meccanico, che ha preso "in cura" la cucina mobile dei Nuvola. Conosce le strade, e anticipa le difficoltà di un tracciato talvolta insidioso, soprattutto per i camion. E regala nozioni di storia e pure indicazioni, ricordando che serve un po' d'attenzione: «In Moldavia è sicuro, ma c'è la Transnistria. Quello è il problema».
La speranza, ovviamente, è riuscire a vedere finalmente quel pezzo di famiglia rimasto là: «In questi giorni forse ci riusciamo. Anche se non è detto. La mia nuora Natasha è ucraina, tutta la sua famiglia vive in Moldavia, ma al confine con l'Ucraina, vicino a Leopoli. Lei e i bambini sono andati lì, per stare con loro. Erano tanto agitati. Vediamo se riesce a portare i bambini nella capitale. Ci spero».
C'è un bimbo da abbracciare per la prima volta. E altri due da cui farsi raccontare due anni di vita. Ma i regali Petru non li ha con sé. Per scaramanzia li ha inviati in Moldavia qualche giorno fa: «Così, se non riusciamo a vederci, almeno hanno il regalo». Cuore di nonno.