C'è l'incognita mercato sulla vendemmia 2020 che in Trentino parte bene
La vendemmia 2020 si profila buona sia per la qualità che per la quantità delle uve. Le incognite arrivano dal mercato del vino, soffocato nel canale Ho.re.ca. (hotel, ristorazione, catering), asfittico e ancora stretto nella morsa del Covid e delle sue conseguenze.
«A dire il vero è ancora un po’ presto per fare una previsione certa; da qui a fine mese ci giochiamo la qualità della vendemmia» esordisce Maurizio Bottura, responsabile dell’Unità viticoltura della Fondazione Mach. «Le premesse sono molto buone - aggiunge Bottura - perché il 2020 è stato un’annata climaticamente regolare, priva di eccessi di temperatura, a differenza del 2019, che aveva portato a un maggio freddo e un giugno molto caldo».
L’evoluzione delle uve, dunque, è regolare, con grappoli che stanno crescendo pesanti e compatti e buone condizioni fogliari. Prima di cantare vittoria, però, serve ancora un po’ di pazienza: «Non ci preoccupano i singoli temporali serali, ma le perturbazioni atlantiche che possono durare fino a tre giorni.
Fasi prolungate di maltempo - prosegue il tecnico di San Michele - possono portare all’insorgenza di marciumi».
I temporali di fine giugno e inizio luglio, aggiungono dalla Fem, hanno per fortuna portato la peronospora solo al fogliame più giovane e non ai grappoli.
La vendemmia 2020 gioca d’anticipo di una settimana rispetto al 2019, ma non in tutti i territori.
In Piana Rotaliana e Colline Avisiane si parte con le uve a bacca bianca base spumante il 19 e 20 agosto: per i rossi serviranno altri 20-25 giorni.
«È una stagione equilibrata sia per quantità che per qualità», conferma Lorenzo Libera, presidente della Cantina Sociale di Avio e del Consorzio Cavit: «Da un punto di vista agronomico il 2020 è un anno regolare sia nell’andamento climatico che nella difesa delle viti. L’alternanza piogge-fresco è stata positiva, le uve sono sane. Eravamo convinti di un anticipo di vendemmia, ma il fresco degli ultimi giorni non ha favorito una maturazione veloce ed è un bene, perché avremo più aromi».
In Vallagarina si vendemmierà nell’ultima decade del mese. Sul fronte dei mercati, Libera non nasconde la situazione ancora preoccupante nel settore della ristorazione, che condiziona soprattutto le bottiglie più pregiate. «Siamo attrezzati a parare il colpo, ma il vino nella ristorazione ha subito un brusco stop per la crisi del settore post-emergenza Covid. In Italia come all’estero. La grande distribuzione ha compensato solo in parte. I ristoratori, in crisi di liquidità e con i magazzini pieni, probabilmente limiteranno gli ordini anche in futuro. Dobbiamo essere pronti a prevederlo».
«Stiamo facendo ora i primi campionamenti e anche noi pensavamo a un anticipo di vendemmia che alla fine non ci sarà» commenta Carlo Debiasi, direttore della Cantina Toblino. Non è stata un’estate troppo calda e la qualità ne ha beneficiato: «Stimiamo un’annata equilibrata, dopo un 2018 abbondante e un 2019 scarso. Gli incontri pre-vendemmiali triveneti ci hanno detto che si prevede un +5% nelle Tre Venezie. Le varietà che hanno sofferto nel 2019, come Chardonnay e Traminer, stanno vedendo un ottimo 2020 di recupero. Da noi, dove l’incidenza del biologico è molto alta, siamo attentissimi alla peronospora».
Toblino punta tutto sulla ristorazione e luglio è andato bene: «Dopo lo stop totale di marzo, aprile e metà maggio - chiude Debiasi - luglio 2020 ha segnato una ripartenza, sui valori dell’anno prima».
«Si prospetta una vendemmia giusta, non sovrabbondante e - se il tempo ci darà una mano - di ottima qualità» il giudizio di Luca Rigotti, presidente del gruppo Mezzacorona.
Pietro Patton, presidente della Cantina Lavis-Valle di Cembra, anticipa: «84.000 quintali di uva conferiti l’anno scorso, si va verso i 95.000 quest’anno». «Il rischio - sottolinea Roberto Anesi, ristoratore fassano, miglior sommelier d’Italia 2017 - è che le rese abbondanti creino molto invenduto e abbassino i prezzi.
I prossimi giorni, se ci sarà una buona escursione termica diurna-notturna, sono fondamentali per una buona vendemmia. La fascia vitivinicola alta sta soffrendo per la pandemia. In Val di Fassa mancano gli stranieri: solo un tavolo ogni 30 è occupato da non italiani. Se continua così anche in inverno, sarà un problema anche per il comparto vinicolo, non solo per il turismo».