«La donna che visse due volte»: Hitchcock restaurato stasera all'Astra

di Gianluigi Bozza

L’appuntamento di novembre del Cinema Astra con “Il Cinema Ritrovato al Cinema”, che propone alcuni classici restaurati dalla Cineteca di Bologna, propone la versione in lingua originale, con i sottotitoli italiani, restaurata nel 1997 di «La donna che visse due volte», uno dei più ammirati capolavori di Alfred Hitchcock.  

Il maestro britannico lo realizzò a Hollywood nel 1958. Il soggetto è liberamente (come era proprio del regista) tratto da un testo non memorabile letterariamente. In questa occasione il romanzo giallo «D’entre les morts» (Tra i morti) del 1954 dei prolifici francesi Pierre Boileau e Thomas Narcejac ambientato a Parigi nei tormentati anni fra il 1940 e il 1950.

Stati Uniti. Il detective Scottie (James Stewart) durante un inseguimento resta sospeso su una grondaia. Un collega che cerca di salvarlo finisce nel vuoto e muore. Diviene prigioniero della fobia per il vuoto. Lascia la polizia. Un vecchio amico gli chiede di sorvegliare la moglie (Kim Novak) propensa al suicidio anche perchè convinta d’essere la reincarnazione di una trisavola. Accetta. Seppure fidanzato con la canonica ragazza del ceto medio (Barbara Bel Geddes) si invaghisce della donna che deve sorvegliare dopo averla salvata dall’annegamento.

Ma quando lei lo attira su un campanile, lui non è in grado (per via della sua fragilità riguardo il vuoto) di fermarla nel momento lei si butta. Disorientato e insicuro, qualche tempo dopo trova una donna che sembra la sosia della donna amata e si ostina a cercare il modo di amare la donna morta attraverso la viva apparentemente assai diverse tra loro.  Ma una serie di eventi lo conducono a scoprire con angoscia  di essere stato al centro di un dolorosissimo inganno.

Inquietante racconto della nascita di un “amore folle” che si rivela essere un torbido intrigo in cui i sentimenti delle persone vengono sconvolti e la realtà scientemente falsificata.

Se il titolo italiano evoca la doppia vita della donna amata ma da cui si è solo ipoteticamente riamati, quello originale, “Vertigo”, fa abilmente riferimento al contempo alla paura per il vuoto fisico che stordisce il protagonista e al suo disorientamento per la riapparizione della donna creduta morta che lo accompagna in sua angosciante situazione di rischio e di perdita. Il film, secondo l’autore, vorrebbe non tradire il senso profondo del titolo del romanzo.

«Tutti gli sforzi di James Stewart per ricreare la donna sono resi cinematograficamente come se tentasse di spogliarla», come se si trattasse di un necrofilo, spaesato e disorientato, che cerca disperatamente una seconda volta, di ricreare vampirescamente un’altra possibilità di vita votata alla “non morte” definitiva di un desiderio più che all’immortalità.

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