È la Georgia la «Destinazione» del Film Festival della Montagna

di Daniele Benfanti

Quattro milioni di abitanti, per una superficie dieci volte quella del Trentino, ai confini tra Europa e Asia. È la Georgia la «Destinazione…» del Film Festival della Montagna di Trento .
La rassegna, giunta all'edizione numero 68, si terrà quest'anno a ridosso delle elezioni comunali (si comincia il 25 aprile) e la giornata conclusiva sarà proprio domenica 3 maggio, quando a Trento e in altri 157 comuni trentini gli elettori saranno chiamati alle urne.

«Montagna, frontiere, viticultura e canto polifonico accomunano i due territori, così lontani e così vicini» fa notare il presidente Mauro Leveghi . Da dieci anni il Festival ha un paese ospite. E così, dopo Finlandia, Russia, Turchia, Messico, India, Cile, Islanda, Giappone e Marocco, tocca alla Georgia. Paese caucasico, di montagne vere, ex repubblica sovietica, indipendente dal 1991, affacciata sul mar Nero, schiacciata tra Russia e Turchia. Vette oltre i 5 mila metri nel Caucaso che segna il confine con la Russia. Cime fino ai 3500 nel tratto della catena montuosa del Caucaso Minore, che marca il confine con la Turchia. Furono i greci a battezzare Georgia, in nome dell'agricoltura e delle diffuse coltivazioni, questo lembo d'Europa.

«Oggi la Georgia è una mèta ambita per lo scialpinismo – sottolinea la direttrice del Film Festival, Luana Bisesti – perché è un Paese che, nonostante il cambiamento climatico, riesce ad avere ancora abbondanti quantitativi di precipitazioni nevose. Anche i trentini la conoscono per questo. Ma l'abbiamo scelta perché in Georgia è nata la viticoltura e c'è una straordinaria tradizione di coralità polifonica, radicatissima nella vita quotidiana». Cori, tralci e montagne accomunano sotto lo stesso cielo Trentino e Georgia, dunque.

«Dopo il rallentamento dovuto al periodo sovietico – aggiunge Bisesti – la Georgia ha ripreso la sua grande tradizione cinematografica, che aveva affascinato anche Federico Fellini, che l'aveva trovata particolarmente poetica».

Sono già stati individuati una quindicina di film di produzione georgiana da programmare al Film Festival trentino e, oltre a una decina di appuntamenti nel segno della Georgia, è annunciato un grande evento/spettacolo con l'eccellenza della coralità georgiana, atmosfere e contaminazioni musicali-gastronomiche per stupire il pubblico della rassegna, che da diversi anni, ormai, alla parte cinematografica unisce con successo libri, eventi, ospiti, altre arti, incontri, folklore, temi scientifici e culturali di ampio respiro legati alle montagne e alle terre lontane e vicine. «C'è interesse crescente per il Caucaso e la Georgia – conclude Bisesti – tanto che la Ryanair pochi mesi fa ha varato un volo aereo diretto tra Bergamo e la capitale Tbilisi».

I film al vaglio dei selezionatori del Film Festival già arrivati finora sono circa 500, ma c'è tempo fino al 20 febbraio per presentare le «pellicole». «I temi principali – anticipa Luana Bisesti – sono ancora una volta l'alpinismo classico e, come emerso negli ultimi anni, l'ambiente e i cambiamenti climatici in special modo». Ancora top secret il calendario, gli ospiti e il programma. «Il manifesto 2020, che presenteremo a fine febbraio, riprenderà in parte la tradizione» si limita ad anticipare la direttrice, «e tra gli ospiti non mancheranno le sorprese. Oltre agli alpinisti, ci sarà anche la presenza di qualche attore».

Intanto il Film Festival 2020 vivrà un'anteprima a Bologna: nei primi tre giorni di febbraio la Biblioteca Renzi e il Cinema Lumière del capoluogo emiliano ospiteranno il film «Our blood is wine» («Il nostro sangue è vino»), dedicato alla viticoltura georgiana e 40 vignaioli del Trentino-Alto Adige, per la prima volta insieme fuori dai confini regionali con «Vignaiuoli di montagna», grazie al Trento Film Festival e alle Camere di Commercio di Trento e Bolzano, in una sinergia culturale ed economica nel nome della montagna. Porteranno i loro prodotti e spiegheranno, con l'aiuto di esperti, l'eroismo della viticoltura di montagna.

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