Virus: Sharon Stone si reinventa pittrice

Chiusa in casa come milioni di suoi connazionali a causa del coronavirus, Sharon Stone si reinventa pittrice: "Ho finito il mio primo quadro", ha esultato la diva di Basic Instinct davanti a un cavalletto su cui è posato il suo primo capolavoro: una grande peonia i cui petali si inseguono in mille sfumature di rosa. Sono un po' di giorni, da quando tre settimane fa "su consiglio di amici" si è messa in auto-quarantena, che la Stone dedica i suoi post su Instagram all'emergenza coronavirus. E se i messaggi all'insegna dello "stare tutti a casa per appiattire la curva" e su come far fronte alle inevitabili ansie per i futuro ("ci stiamo passando tutti, l'auto-quarantena fa uscire emozioni sepolte") sono simili a quelli lanciati sui social da altre star dello spettacolo, a colpire è l'aspetto dimesso, acqua e sapone, con cui l'ex sex symbol protagonista di una delle scene più erotiche di Hollywood si presenta al suo pubblico. Sharon è sempre bella, ma senza make up, i capelli tirati indietro e legati con l'elastico, dimostra molti dei suoi 62 anni, diversa dallo scatto di solo poche settimane fa in cui è ritratta abbracciata a un "toy boy" sulla copertina del numero di aprile di Harper's Bazaar India. Un filo di rossetto, ma più rughe di quanto ci ha abituato quando si presenta ai festival fanno da sfondo al ringraziamento per chi ha donato 13.500 mascherine N95 a un ospedale locale: aiuteranno a proteggere medici e infermieri in prima linea. "Puoi fare qualcosa che è veramente qualcosa quando devi stare a casa e non sai cosa fare", confessa l'attrice davanti al suo primo dipinto, realizzato grazie a un kit, e poi in altri post pubblica foto di due anni fa che la affiancano a Anthony Fauci, il virologo in prima linea nella risposta alla Casa Bianca e uno dei deus ex machina della risposta degli Stati Uniti all'emergenza dell'Aids. La Stone, che nel 2001 è stata colpita da un ictus, è stata per anni una delle testimonial più in vista delle campagne per la lotta alla sindrome da immunodeficienza acquisita e, come presidente della fondazione AmFAR, ha raccolto milioni di dollari da dedicare alla ricerca per sconfiggere la malattia

 

 

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