Kostner, sculture come ponti

Con le opere di Josef Kostner furono gettati i piloni per costruire ponti, ponti di dialogo. Ora Isera rende omaggio all'artista gardenese con una mostra ospitata a palazzo de Probizer, di 25 sculture in bronzo e di 30 opere di grafica, patrocinata dalla Regione e dal Comune di Isera e curata da Mario Cossali e Remo Forchini, i quali hanno voluto fortemente questa esposizione per rendere omaggio all'arte di uno sculture (ma anche poeta, disegnatore, scrittore) come "un ponte" tra mondi, un ponte tra il Trentino, l'Alto Adige e il mondo ladino, che ancora oggi però si parlano poco.

Questa è di fatto la prima significativa mostra dopo la morte di Kostner, avvenuta due anni e mezzo fa quando aveva 84 anni, che nella sua vita ha saputo superare la tradizione ispirazione dell'arte gardenese per sperimentare nuovi territori artistici.

Significativo il titolo della mostra, Oltre ogni soglia , che propone attraverso queste opere una vita straordinaria, ma che sa esprimere, come hanno scritto nel catalogo, Cossali e Forchini, quella di Kostner è «una biografia carica di fedeltà tutta la ricchezza e la complessità di una regione come la nostra, terra di incontri e di confronti che nel corso della storia hanno seminato seppure a fatica una cultura fatta di intrecci e di contaminazioni, vuol dire soprattutto dare forma e figura, fisicamente rilevante e incisiva a questa particolarità».
Le sculture, i bronzi, i lavori di Kostner, esprimono una grande essenzialità, non sempre colta da chi guarda.
Josef Kostner, secondo i curatori «era un poeta della scultura, della pittura, del disegno e del verso: restano conficcate nel petto le sue poesie ladine di "Cun lizënza" ("Con permesso"), piene di sana diversità, tra il divertito e il malinconico e legate sempre al sentimento del tempo».

Le sculture di Kostner «ci venivano incontro raccontandoci una lunga storia di emozioni, di lavoro paziente e mai concluso, di inappagata ricerca di arte e di vita». Spiegano ancora Cossali e Forchini: «Kostner raccontava: "Di figure ne ho create a dozzine nel frattempo e spesso mi sento quasi assediato; dal solaio fino in cantina e dal giardino al garage mi fissano forme vegetative ed astratte del primo periodo, poi le teste e mani urlanti, meditative e disperate come anche le figure erette, sedute e distese degli ultimi anni". Inevitabilmente, riguardando il lavoro di Josef Kostner, c'è chi si riferisce alla scultura e in generale alle forme di Henry Moore, ma se lo sguardo critico si ferma qui perde subito la sua dimensione creativa più significativa, l'"oltranza" a cui abbiamo fatto già cenno».

Il parallelo con Henry Moore non è casuale, perché lo scultore britannico si ispirava chiaramente al corpo umano anche quando le sue forme finivano in sintesi che possiamo chiamare astratte.
Le statue di Moore sono soprendentemente di ispirazione per Kostner, con le loro forme deformate, ma legate alla natura e tutto sommato con un anelito di speranza. Josef Kostner invece va in una direzione opposta, producendo un'arte che non è consolatoria o confortante.

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