Addio Sergio Bernardi: oggi i funerali a Trento, il ricordo degli intellettuali

Si terranno oggi alle ore 16 al ciomitero di Trento i funerali di Sergio Bernardi, intellettuale a tutto tondo: artista figurativo, giornalista e promotore del premio «Trentino dell’anno» che da 32 anni riconosce il cittadino o la cittadina di questa terra che ha contribuito alla sua crescita culturale, sociale, politica. E' morto l'altro giorno nella sua abitazione, aveva 83 anni.

Nato nel 1937 a Medolla, paesone del modenese, dopo il diploma Bernardi si era laureato a Bologna e ancora giovane, ma maturo, nel 1966 si trasferì in Trentino attirato dalla nuova facoltà di Sociologia come molti altri giovani. In Trentino trovò la sua dimensione, al punto di innamorarsene, di trovare la sua ragione di vita e di creare una famiglia con la moglie Grazia, le figlie Elena - oggi cantante lirica - e Katia, regista e scrittrice, madre della sua adorata nipotina Caterina.

Bernardi è stato un infaticabile organizzatore di cultura, un artista legato al movimento «Astrazione Arcaica». Il suo momento di gloria fu la chiamata nel 2011 da parte di Vittorio Sgarbi alla Biennale di Venezia, ma lo si ricorda soprattutto per l’organizzazione del premio «Trentino dell’anno», invero un riconoscimento che molti credono sia un parto delle istituzioni provinciali mentre è stato il frutto dell’idea di un modenese ribelle, resistente e curioso della vita come un ventenne.

La figlia Katia Bernardi ieri con la commozione e il dolore della perdita lo ricordava con grande affetto, sottolineando come in queste ore abbia risposto alle telefonate soprattutto di molti giovani, quelli che sono passati da Uct come obiettori di coscienza e lo ricordano come un mentore. «Mio padre non passava inosservato, credeva nei suoi valori, era un idealista coraggioso. Ha lavorato fino alal fine ai suoi progetti, aveva un amore enorme per la vita, per la libertà, per la Resistenza. Quando io mi deprimevo e mi fermavo, mi diceva “È il riposo del guerriero!” Non ha mai smesso di pensare: anche nei giorni scorsi, quando lo abbiamo portato in ospedale voleva rifiutarsi, è rimasto lucido fino all’ultimo. Ha insegnato a mia figlia Caterina il valore della libertà». Katia Bernardi ricorda con orgoglio il carattere del padre: «Ha sempre avuto rapporti veri. Voleva bene alle persone. Per lui i rapporti erano profondi o non esistevano, non sopportava il formalismo. Abbiamo festeggiato il suo compleanno il 18 marzo via Skype a causa dell’emergenza sanitaria. Abbiamo intrecciato un grande rapporto in questi mesi con lunghe lettere. Purtroppo ora il suo grande cuore non c’è più, ma ha fatto una vita bella».

Tante le testimonianze di cordoglio. Tra queste quella di Marco Boato. L’ex parlamentare era molto legato a Bernardi: «Grande dolore e forte commozione per Sergio. La sua scomparsa costituisce una straordinaria perdita per il mondo trentino, e non solo, della cultura, dell’arte, dell’impegno civico. Per cinquant’anni ha fondato e diretto la rivista «Uct – Uomo città territorio», che, a causa dell’età che avanzava, aveva lasciato solo nel 2015 all’impegno editoriale di Loris Lombardini e alla direzione attuale di Alessandro Franceschini. Con lui e la sua rivista avevo collaborato fin dal 1977 e nel 1978, appena fondata l’omonima casa editrice, insieme a mio fratello Sandro avevo pubblicato con lui il libro “Sinistra e questione cattolica. In Italia e nel Trentino”. Alla sua cura (insieme a Giancarlo Salmini), si deve la pubblicazione nel 2007 di “Intorno al Sessantotto. I movimenti collettivi prima e dopo il ’68. Trento, tra storia e cronaca”, un’opera ponderosa, ricca di saggi e di un enorme patrimonio fotografico, un punto di riferimento ineludibile per chiunque voglia conoscere gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso in Trentino, nella storia, nella cronologia e nelle immagini». Boato ricorda come Bernardi si sia fatto protagonista di numerose associazioni di artisti. «La pittura, con l’editoria, è stata la grande passione della sua vita, con numerose mostre in Italia e all’estero. La sua morte lascia un grande vuoto, ma lascia anche una ricca eredità civile e culturale, che lo farà sempre ricordare e rimpiangere».

Anche l’avvocato Annelise Filz, ex presidente della commissione Pari opportunità lo ricorda con grande affetto. Per sedici anni è stata animatrice accanto a lui del premio «Trentino dell’anno»: «Ero molto legata a lui. Era una persona di una cultura grandissima, una persona molto avanti, per tutte le questioni di genere, per i diritti del diverso, sul fine vita. Era una bella persona. Aveva sempre quel guizzo, quella idea innovativa di portare persone sempre nuove, anche nella giuria e anche nella scelta dei personaggi da premiare. Certo non sempre era facile». E ora il premio? Filz non è ottimista: «Lui era anche molto accentratore, era una sua creatura, non vedo nessun altro che possa rimpiazzare Sergio. È un pezzo di cultura che se ne va. Una persona che leggeva tantissimo, con lo spirito culturale di un ventenne, aveva fame di sapere. Sapeva affrontare questioni difficili come non ci si aspetterebbe da una persona di una certa età. Era poliedrico».

Anche il critico Mario Cossali lo ricorda con affetto: «L’ultima mostra insieme a Sergio è stata una collettiva intitolata Yes peace, alla casa degli artisti a Tenno e poi a Isera, poco più di un anno fa. Così scrivevo della sua nuova pittura: ”Sergio Bernardi ha illustrato qui alcune provvisorie, esoteriche suggestioni, che si allontanano dal suo astrattismo arcaico alla ricerca di una soglia espressiva lirica”. Sergio non stava bene e anche nella sua pittura emergeva in modo imprevedibile una nuova consapevolezza di tenera fragilità, che colpiva per la sua leggera eppure decisa profondità. Voglio sottolineare - dice Cossali - il suo senso di appartenenza alla poesia, intesa come ricerca di un nucleo fondante dell’esperienza, quel senso che lo ha spinto a partecipare in prima persona a tanti impegni per la salvaguardia dell’umanità, della città, della natura».

Commosso e affettuoso anche Giuseppe Raspadori, psicoterapeuta amico di Bernardi: «Io ho 75 anni, sono più giovane di lui, ma sono sempre rimasto colpito da come, nonostante la sua età, fosse sempre su un livello altissimo di produzione, nel senso che lui passava da una cosa all’altra, instancabilmente. Da un lato era veramente un artista, una persona libera, creativa. Dall’altra aveva una capacità scientifica di organizzare il proprio tempo, concedendo sempre una grande disponibilità a tutti. Parlare con Sergio non era mai banale, era sempre uno scambio attento. Era un curioso instancabile, curioso di capire il punto di vista dell’altro. Sapeva intrattenere rapporti anche con chi era ideologicamente lontano da lui. Ma era attento a quello che succedeva attorno a lui. Fece una pagina memorabile su Uct sull’omosessualità. Era curioso di capire l’animo umano. Ed è incredibile che lui, modenese, possedesse così la storia del Trentino dei suoi personaggi. È una vera perdita».


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