A Palazzo Trentini in mostra Codroico e Scherer

di Riccarda Turrina

Nata da un’idea di Lucia Zanetti Vinante, presidente del Club Inner Wheel Trento Castello, che opera in svariati campi, dal sostegno ai più deboli alla cultura, la mostra Codroico- Scherer, astrazione e realtà è l’incontro di due percorsi artistici con approdi diversi: Roberto Codroico dagli Anni Settanta si è avvicinato all’astrazione e ne ha indagato le molteplici potenzialità espressive, mentre Robert Scherer, ha mantenuto uno stretto legame con la figura e la natura, che rilegge con intensa carica narrativa e simbolica.

«Le mostre nascono per tanti motivi, antologici, critici, personali, pubblicitari ? spiega Fiorenzo Degasperi autore dei testi in catalogo - ma questa di Codroico e di Scherer porta con sé uno dei valori fondanti l’arte: l’amicizia. Sono due modalità espressive apparentemente divergenti: giocatore cromatico e segnico il primo, valente scavatore espressionista il secondo. Già i nomi, entrambi Roberto/Robert, racchiudono un destino da affinità elettive. Dipingono come i cantori sardi: abbracciati ma ognuno seguendo la propria indole e professionalità. Una mostra quindi che insegna cosa vuol dire condividere un percorso di vita artistica».

Robert Scherer, nato nel 1928 a Corces in Val Venosta, è un cittadino del mondo e un vero viaggiatore dell’anima. Nelle sue opere interpreta i tanti luoghi, le infinite emozioni incontrate e le traduce in segni, colori, dinamiche figure per raccontare di Vienna, Francia, Inghilterra, Sri Lanka, Israele, California, Val Venosta e poi Ala dove ha fatto di Palazzo Mafatti il regno della sua arte e dei suoi sogni. Artista poliedrico che ha sempre assecondato, sia nella vita che nell’arte il suo continuo bisogno di cambiamento, è stato anche un grande viaggiatore nella pittura; disegnatore instancabile, ha cercato l’espressione vera attraverso una ricerca approfondita delle possibilità dei materiali e delle tecniche, passando attraverso la grafica, la scultura, la pittura, il mosaico, i vetri. Uniche, infatti, sono le sue sculture in vetro, dai colori accesi: intarsi di luci e bellezza. Gli intrecci di linee, di forme e di cromie indomite, dove su tutte svetta l’immateriale profondità dell’azzurro, sono infatti gli elementi portanti delle sue opere, elementi in stretta connessione con le intense esperienze di vita.

«Il lavoro per me è sempre stato molto importante - spiega - perché l’uomo senza arte non esiste. Ho studiato all’Accademia di Vienna e ho iniziato come scultore e questa mia esperienza, legata alla tridimensionalità ma anche al disegno, emerge sempre perché un artista deve saper disegnare.
Dopo la scultura, la grafica, la pittura e l’architettura sono arrivato alla realizzazione dei vetri, arte che ho imparato a Murano, che ritengo essere i miei gioielli».
Nelle opere in mostra prendono corpo tutte le peculiarità espressive di un artista che riveste un ruolo di mediatore fra tradizione e modernità; le sue figure che invadono la superficie, corrodono lo spazio, si impossessano del limite raccontano di quell’umanità in grado di prevaricare il tempo.

Anche Roberto Codroico ha sperimentato il fascino della pittura figurativa, arrivando però nel tempo ad esplorare uno spazio pittorico più aperto e questo anche grazie all’incontro e frequentazione di personaggi di eco internazionale come ad esempio il regista e pittore tedesco Hans Richter, uno dei fondatori del Dadaismo. Un universo espressivo avvolto di poesia e incanto, di presenze astratte, che silenziosamente strutturano e abitano lo spazio. Le sue forme nascono da costruzioni grafiche, che il colore materializza e personalizza; sono risonanze interiori di un universo emotivo, sospeso e sognante, oltre che intensamente riflessivo.

Ciò che contraddistingue il fare pittorico di Codroico è anche la forte spinta all’utilizzo di tecniche diverse, dall’acrilico alla tempera, dal collage all’acquerello lasciando che il segno si faccia interprete di un sentire che all’interno dello spazio pittorico diventa elemento di pura libertà; un segno che si muove sul foglio, dando vita ad una spazialità dinamicamente equilibrata, svelando contrasti e incontri, fratture e abbracci.
La linea che scivola via, che si muove con l’elegante certezza di essere ciò che desidera diventare, il colore avvolgente e complice sono gli elementi che permettono all’artista di parlare di sè, senza mai eccedere in dettagli, ma lasciando allo sguardo esterno il compito di intercettare le vibrazioni di un sentire universale. Passeggiando per i boschi del Trentino, ad esempio, mette in campo un morbido movimento di linee che contornano ipotetici alberi di un verde riflesso, in Relazioni e incontri lo sfondo vibrante accoglie una linea continua che suggerisce figure, mentre in Donna Uomo e bimbo, tre elementi distinti, di cui quello dominante centrale e femminile, compongono un unità sensibile ognuno con una propria identità. Di certo oltre al segno grafico, è il colore a giocare un ruolo fondamentale, quel colore che l’architetto Codroico, nato in Germania, vissuto per molti anni in Veneto, trentino di adozione, ha conosciuto attraverso la pittura veneta dei grandi maestri del passato. La mostra di Palazzo Trentini, diventa dunque un’importante opportunità di incontro con due protagonisti dell’arte contemporanea, che per strade diverse propongono la loro visione di un’epoca inquieta, dove l’uomo rimane sempre e il vero protagonista. Entrambi raccontano le infinite sfumature della vita, che i titoli delle opere stesse contribuiscono a suggerire: Himmel und Erde, Die Einsamkeit, Die Verletze, per Scherer Confronto e dialogo, Pensieri, Schermaglia per Codroico.

Codroico- Scherer, astrazione e realtà Palazzo Trentini, Via Manci, Trento. A cura del Club Inner Wheel Castello Carf. Testi in catalogo di Fiorenzo Degasperi.
La mostra rimarrà aperta fino al 31 luglio a ingresso libero, dal lunedì al venerdì 8.30-17.30 e sabato 8.30-12.

comments powered by Disqus