Memoria sull'Altipiano: la fortezza, forte Campo e le trincee, il cimitero di Slaghenaufi

di Fabrizio Torchio

Da Cima Vezzena al Dosso delle Somme, delle sette fortezze austro-ungariche costruite dal 1907 in poi per sbarrare il passo agli italiani sugli altipiani di Folgaria e Lavarone, la sola rimasta integra - oggi un interessante museo con installazioni multimediali - è a Lavarone: Forte Belvedere Gschwent.
Negli ultimi anni, tuttavia, svariati interventi di recupero sono stati effettuati su alcuni forti - dal cosiddetto "occhio dell'altopiano" ai 1908 metri di Cima Vezzena (Spitz Levico) a Werk Lusern, ossia Forte Campo a Luserna - e una fitta rete di sentieri e piste ciclabili permette di incrociare resti di trincee, osservatori, opere difensive e vie di comunicazione.

È un patrimonio storico che fa degli Altipiani, attraversati anche dal Sentiero della Pace, una delle più interessanti "zone della memoria" della Prima guerra mondiale nel Trentino.

Ma sono forse le lunghe file di croci dei cimiteri di guerra, con i nomi sbiaditi di chi cento anni fa diede la vita per la propria Patria, qualunque fosse, i più crudi testimoni del primo, grande massacro mondiale che qui, fra prati e boschi, vide combattere soldati di etnie diverse. Salendo al cimitero di Slaghenaufi, a Lavarone, l'immagine della guerra è nelle croci a ricordo di 748 giovani sepolti a pochi metri dal luogo in cui sorgeva l'ospedale militare austro-ungarico. L'altare in pietra e la croce, la vicina chiesetta e il percorso di visita dell'Ordine di Malta, che gestì l'attività ospedaliera, sono i muti testimoni del conflitto. I pannelli esplicativi posti lungo il sentiero dell'Ordine di Malta restituiscono la dimensione anche fisica dell'ospedale di Slaghenaufi, i cui edifici in legno erano disposti sui terrazzi della zona di Malga Belem e dei quali rimangono alcune tracce nel bosco. L'ospedale poteva accogliere oltre duecento pazienti di ogni nazionalità.

Grazie all'obiettivo di Edina Clama Gallas, infermiera volontaria, le fotografie dell'epoca riprodotte in grande formato ne raccontano le vicende fino al 1° novembre 1918, quando medici e infermieri se ne andarono mentre la furia del conflitto andava ormai scemando.
Oltre ai forti, siti della memoria sono pure l'Osservatorio del Monte Rust - Horstberg e il comando tattico dei Virti. Il primo, costruito fra i 1908 e il 1911 sulla sommità del Monte Rust (1282 metri), su tre livelli, garantì, con un sistema di tubi ottici, le comunicazioni fra il comando e le fortezze. Sono ancora visibili i fori nelle murature, con i tubi utilizzati per le segnalazioni ottiche in linea con i forti con cui dovevano comunicare. I fori di diametro più piccolo erano utilizzati come cannocchiali.

La Soprintendenza per i beni culturali della Provincia ha da poco messo in sicurezza un percorso esposto sostituendo il parapetto ligneo con uno in acciaio e installando una inferriata e una cancellata a chiusura di due caverne in roccia che servivano come depositi.

La Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, nell'ambito di un progetto di potenziamento e valorizzazione dei percorsi ciclopedonali, ha in programma un intervento di recupero e valorizzazione dell'Osservatorio. Il progetto dell'architetto Luca Valentini prevede l'installazione di una struttura metallica espositiva all'interno del rudere, autonoma staticamente, dotata di un corpo scala che permette di raggiungere il secondo livello e un piccolo belvedere.

Il Comando austro-ungarico, poco oltre l'abitato di Virti a Folgaria, era ben mimetizzato in una profonda forra naturale e provvisto di una centrale telefonica e telegrafica che ebbe un ruolo di coordinamento durante l'offensiva asburgica del giugno 1916 (la "Strafexpedition"). Ciò che ne resta sono i ruderi di un edificio e tre gallerie intercomunicanti in roccia. In occasione del Centenario della Prima guerra mondiale, il Servizio per il Sostegno occupazionale e la Valorizzazione ambientale e la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia hanno realizzato un intervento di recupero e valorizzazione del sito, che era invaso dalla vegetazione, e la manutenzione straordinaria dei paramenti murari. Dobbiamo a Valentina Barbacovi, architetto della Soprintendenza per i beni culturali che ringraziamo, le informazioni sul Monte Rust e il comando dei Virti.

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