Passione per filosofia e teologia: una diretta della Rosa Bianca per Pier Giorgio Cattani

di Alberto Piccioni

Una passione per la filosofia e la teologia che si è tradotta in pratica politica dalla parte degli ultimi e di chi prova, nella propria carne la povertà, sofferenza e il limite. Certamente non solo per parlare di se stesso, ma rispondendo a una promessa, una visione di un mondo più giusto. Promessa di fede e ragione, accolta nelle pagine del Vangelo e nelle paroledei filosofi, che doveva trasformarsi in azione. Questo in sostanza il profilo di Piergiorgio Cattani,giornalista, saggista e politico, recentemente scomparso, che traccia Francesco Ghia, docente di filosofia morale all’Università di Trento e direttore della rivista «Il Margine». Assieme al presidente dell’associazione Oscar Romero, Silvano Zucal, ha organizzato una videoconferenza (che sarà trasmessa in diretta Facebook martedì 15 alle ore 19 sulla pagina Rosa Bianca. Info: francesco.ghia@ unitn.it). Interverrà Massimo Giuliani, docente di Pensiero Ebraico all’Università di Trento. 

«Cattani non era solo un lettore appassionato di teologia e filosofia - ci ha spiegato Ghia - ma aveva elaborato una concezione originale. Soprattutto nel saggio “Dio sulle labbra dell’uomo. Paolo De Benedetti e la domanda incessante” che pubblicò nel 2006. Pur non parlando di sé, come fece in altri testi, Cattani espone la sua originale concezione dell’intreccio tra ebraismo e cristianesimo. Conobbe De Benedetti all’Istituto di Scienze religiose, e attraverso lui elaborò una risposta alla sua ricerca su un cristianesimo moderno, che non rinunciasse alle radici ebraiche. Una operazione simile era stata fatta negli anni ‘60 grazie a Jean Daniélou, da cui nacque l’impulso per il dialogo ebraico cristiano e la cancellazione di secoli di diffidenza tra ebrei e cristiani. Questo filone del giudeo cristianesimo viene ri-metabolizzato da Cattani. Mise insieme assieme la filosofia della creazione e del rispetto del creato da un parte e dall’altra quello della fine dei tempi e di un modo che deve essere riportato alla sua giustizia, integrità e pienezza».
Quanto l’ha influenzato la sua condizione personale di malattia? «Così come la condizione personale di un qualsiasi pensatore autentico influenza la sua produzione intellettuale. Non si tratta di una scusa per parlare di sé, ma di partire dalla propria esperienza limitata per trattare questioni che riguardano tutti. Riportare il mondo alla pienezza della sua condizione originaria, nella sua integrità “così come Dio lo aveva pensato”, non riguarda solo Cattani o chi come lui vive delle limitazioni. Riguarda l’umanità in quanto tale».
La necessità di ristabilire la giustizia “il Regno di Dio” è la cifra dell’impegno sia come giornalista che poi come politico di Cattani? «Se una filosofia e teologia “delle cose ultime” non vuole essere solo un esercizio intellettuale, autocompiacimento o fuga dalla realtà non può che incontrarsi con la concretezza della vita. Avere la passione e lo sguardo sull’oltre non può che essere corroborato dall’impegno sul presente. Questa è la vita che dobbiamo cercare di trasfigurare alla luce di ciò che è atteso e verrà».

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