Cristicchi: «Diamo voce agli ultimi»

di Fabio De Santi

«Ho sempre voluto dare la voce agli ultimi, agli umili, alle storie di chi anche nei conflitti aveva il ruolo di "ultima ruota del carro". Attraverso la loro voce, priva assolutamente di ogni retorica, ho sempre portato in scene spettacoli che rendono omaggio prima di tutto a chi ha perso la vita in guerra, a quelli che io amo chiamare "piccoli eroi sconosciuti" che per una sera diventano protagonisti sul palcoscenico come lo saranno in questa particolare occasione». 

Sono queste le parole che il cantautore romano Simone Cristicchi (nella foto) ha usato, nell'intervista pubblicata giovedì dal nostro giornale, per delineare il suo approccio alle memorie di guerra che segneranno la rappresentazione Ci resta un nome , evento finale del festival Tra le Rocce e il Cielo nell'anfiteatro della Campana dei Caduti ( inizio alle 21.30 con ingresso libero ; in caso di maltempo lo spettacolo si terrà al Teatro Zandonai di Rovereto già esaurito in ogni ordine di posti). Simone Cristicchi sarà al centro di questo momento particolare, fra musica e parole, durante il quale sarà accompagnato dal Coro Pasubio di Vallarsa , con il quale condividerà l'esecuzione di alcuni brani della tradizione alpina.

Proprio su questa collaborazione con la corale trentina l'artista capitolino ci ha raccontato: «Già con "Li romani in Russia" ho avuto modo di propormi in alcuni spettacoli nel Nord Italia con dei cori alpini ed è stato molto emozionante. Anche in questo caso penso si intreccerà la mia parlata spesso con tratti di dialetto romanesco con questi canti che sanno di altura e di montagna. Un unione di mondi lontani fra loro che, nelle trincee delle due guerre, erano cosi vicini». La rappresentazione di «Ci resta un nome», ideata da Paolo Fanini, si legherà ad una serie di testimonianze legate alla Seconda Guerra Mondiale e anche alla Grande Guerra raccolte dallo stesso Simone Cristicchi. 

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