Rossana Casale a Cles Stasera brividi in musica

di Fabio De Santi

Per il suo nuovo tour, dedicato al racconto della sua vita in musica, Rossana Casale ha scelto la sigla di «Trent’anni da brividi». Sono passati più di trent’anni dall’uscita di ‘Brividi’ , era il 1986, dall’uscita del suo primo singolo e da allora ci sono stati album e tours, collaborazioni con artisti e scrittori, musicals e musiche composte da lei per il teatro, lo studio e l’insegnamento dell’arte vocale e ancora molto altro. Un’occasione per incontrare Rossana Casale sarà quella di questa sera a Cles dove la cantante nata a New York sarà ospite e madrina della finalissima del concorso CantaCles. Appuntamento alle 21 in piazza del Muncipio.

Rossana Casale, cosa prevede la sua esibizione a Cles?
«In questa occasione sono in Trentino come madrina della serata e proporrò due o tre canzoni fra cui un medley di vecchi pezzi, compreso “Brividi”, per creare un momento coinvolgente accompagnata dal pianista Emiliano Benni al mio fianco da molto tempo».

Sono passati più di trent’anni dall’uscita di «Brividi» il suo primo brano, che effetto le fa?
«La verità - sorride Rossana Casale - è che sarebbero quaranta gli anni,  perché ho iniziato molto prima del 1986 come corista. I ricordi sono tanti e in questo periodo mi tornano a galla. Ho conosciuto tante persone, ho vissuto tante esperienze, ho imparato tanto da tutti gli incontri che ho avuto. Perché nella vita la parte più importante è quella dello scambio, del confronto con delle persone che ti arricchiscono, che ti accrescono sia  professionalmente, che umanamente che culturalmente. Guardandomi indietro sono contenta di quello che ho vissuto ma ho ancora tanti altri progetti».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1614466","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"480","style":"float: right;","width":"320"}}]]Immagino sia difficile da scegliere ma se le chiedessi la soddisfazione più grande?
«È davvero difficile ma uno dei miei ricordi più belli è l’esperienza vissuta insieme al grand compositore francese Michel Legrand quando sono andata a Parigi per la colonna sonora di un film tratto da un libro di Wilbur Smith. Dovevo cantare con questa grande orchestra e provammo solo il giorno prima io e lui da soli al pianoforte qualche ora, per poi vederci il giorno dopo per la registrazione. La mattina ci mettemmo al piano e  Legrand mi chiese di cantare la canzone a volume bassissimo, quasi sospirata per capire se avevo in mano il cuore del brano, poi arrivò l’orchestra e registrammo tutto in diretta con un’emozione incredibile e l’applauso finale. Parliamo dei primi anni ’90 ma la ricordo ancora perché è stata un’esperienza davvero importante».

Ma la sua passione per la musica quali radici ha?
«La musica è diventata compagna di una solitudine che io avvertivo, una solitudine non reale, che provo ancora adesso, che non mi fa sentire parte del mondo, che mi fa sentire diversa, staccata, che mi faceva e mi fa vedere e percepire cose di cui gli altri non si accorgono come un suono, un cielo particolare. Vivevo tutto un mondo interiore di sensazioni che mi facevano essere un po’ sola e questa solitudine è stata colmata dalla chitarra di mia sorella che ho iniziato a strimpellare e che è diventata la compagna delle mie notti, poi dopo mi sono buttata sul pianoforte. Anche in questo tour racconto di quanto importanti siano stati i miei genitori, la mia famiglia per la mia crescita musicale perché noi a casa ascoltavamo tanta musica, tanto jazz, tanta musica d’autore. In particolare mia sorella ascoltava i grandi cantautori americani e da lei ho appreso tantissimo della musica che ho amato e che mi porto ancora dietro».

Il grande pubblico la conosce anche nel ruolo di vocal coach ad X-Factor: si è divertita in quel ruolo?
«Moltissimo. Il ruolo di vocal coach credo sia l’incarico più bello all’interno di un talent perché sei al pianoforte dalla mattina alla sera, sei avulsa da quelli che sono i meccanismi commerciali e televisivi e fai veramente ciò che sai fare. Io sto con i ragazzi e lavoro con loro per cercare di far uscire il meglio dal brano assegnato e da loro, aiutandoli a capire i loro punti di forza e la loro personalità artistica, anche grazie alla mia esperienza. Ti prendi a cuore anche umanamente questi ragazzi perché li vedi incuriositi, affascinati ma anche impauriti e smarriti. Il lavoro di X-Factor è un lavoro che faccio con tanta passione e serietà insieme a Paola Fogli e agli altri professionisti che collaborano con noi. Il dopo X-Factor è il difficile, ma in quel caso la responsabilità è delle case discografiche».

Ma pensa che i talent possano servire o la vecchia gavetta può ancora servire?
«Per me i talent show non sono una scorciatoia ma sono parte del mondo che viviamo in questo momento anche perché molti dei ragazzi che arrivano ad X-Factor hanno lavorato tanto prima facendo provini e ricevendo anche porte in faccia. Poi arriva per loro il momento giusto e devono giocarsi il tutto per tutto, dando il meglio come artisti in un turbinio di mille cose perché comunque rimane televisione, ma questo i ragazzi lo hanno nei geni. Noi non eravamo così:  se rivedo i miei passaggi televisivi avevo gli occhi chiusi ed ero terrorizzata, poi ho imparato un pochino a gestire la situazione. I ragazzi non sono più smaliziati di noi, ma solo già “programmati” per far parte di questo mondo e sono anche più forti, più capaci di sopportare le tante richieste che vengono fatte. Noi non saremo stati in grado di partecipare a questi talent».

Il futuro di Rossana Casale?
«Il progetto a cui tengo di più è fare di questo tour l’album un album che sarà il momento finale di due o tre anni di esibizioni. Non sarà un disco live ma registrato in studio sulla base del lavoro e delle esperienze fatte in tournee. Di solito si fanno prima i dischi e poi i tour ma io in questo caso voglio mettere tutto il vissuto dei concerti in un disco. A Natale poi uscirà un album prodotto da Egea, una “Gold Edition” con tutti i brani dei miei due album natalizi con qualche ospite speciale».

Guarda il video:

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