Il ritorno di Dasplan nuovo singolo per il trentino Lapiana

di Fabio De Santi

Oltre trentamila ascolti su Spotify della canzone «Non ci interessa» e un nome che da un paio d’anni circola fra i giovani e gli universitari di Trento. Lui è Dasplan, aka Filippo Lapiana, musicista classe 2001, che ha appena lanciato il singolo «(Don’t) let me go». Un ragazzo, reduce dal quarto anno di liceo a Phoenix in Arizona, che è cresciuto a latte e musica: il padre, Emanuele, con la band dei C.o.d. e poi sotto la sigla del Nano è uno dei più conosciuti musicisti trentini mentre il fratello Tommaso si è messo in evidenza nella scena indie rock con gli Exercoma.

Filippo, è appena uscito il tuo nuovo singolo «(Don’t) let me go»: che brano è?
«L’ estate scorsa mi sono ritrovato in cameretta con una base che avevo prodotto tempo prima, ho iniziato a canticchiarci sopra e dopo due minuti avevo già la melodia per il ritornello. Il beat mi dava una vibe estera, così ho pensato di provare a cantare in inglese. La canzone parla di una relazione che è finita non per volontà delle persone coinvolte, ma perché doveva terminare. È un pezzo triste ma molto realistico senza aver bisogno di raccontare favole che non esistono, è la mia verità diciamo».

È la tua prima canzone in inglese: è un unicum o questa sarà la tua nuova strada?
«Ancora non lo so, di sicuro in futuro ci sarà spazio per dei progetti in inglese, questo è un primo esperimento. Mi piace di più scrivere in italiano, è una lingua che riesce ad esprimere i sentimenti molto meglio, l’inglese questa cosa ce l’ha molto meno. Sono curioso di vedere come reagisce chi mi ascolta perchè una canzone davvero importante per me».


Intanto il tuo primo singolo «Non ci interessa» ha già superato i trentamila ascolti su Spotify.
«Sì, “Non ci interessa” mi sta dando belle soddisfazioni: è un pezzo che ho scritto di getto, avevo proprio bisogno di dire quelle cose ed il fatto che senza comprare ascolti, sponsorizzazioni e cose varie abbia fatto quei numeri mi rende fiero di me stesso».

Quale etichetta daresti alla tua musica?
«Direi un mix di rap, pop, indie e alternative rock. A me piace cantare, il genere che esce dalle mie produzioni dipende da cosa ho voglia i fare in quel momento...non amo le definizioni».

Quali i tuoi punti di riferimento sonori?
«L’artista con il quale sono più in fissa al momento si chiama “Brakence” che fa un mix tra punk e rap, molto figo. I miei riferimenti sonori sono tantissimi e molto differenti fra loro: citerei Giaime, Baustelle, Mecna, Rex Orange County e Bon Iver».

A casa tua si respira musica, tuo padre Emanuele è uno dei più noti musicisti di Trento e anche tuo fratello con Exercoma, ora Ina Ina, si è già fatto notare: quanto ha influito questo ambiente sulla tua voglia di suonare?
«Tantissimo: se ho una cultura musicale molto ampia lo devo soprattutto a mio padre. In questo ambiente ci sono cresciuto, e da sempre la musica fa parte di me, però lui non ha mai spinto nessuno di noi a fare musica, è stata una cosa naturale».

 


Ma qualche consiglio al babbo lo chiedi?
«Certo, specialmente sulla parte tecnica mentre ai miei fratelli chiedo spesso cosa ne pensano dei testi, sono molto critici e mi spronano sempre».

Troppo presto per parlare di un album o di un Ep?
«Direi di no, da quattro mesi sto lavorando al mio primo Ep: il processo è lungo ma preferisco avere pochi pezzi di qualità che tanti fra cui magari alcuni non all’altezza. Bisogna anche tenere conto del fatto che siamo nel mezzo di una pandemia globale e il settore musicale ne sta risentendo molto, quindi non c’è fretta di pubblicare un Ep quando non si possono neanche fare i concerti».

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