I pupi di Mimmo Cuticchio domenica al "Teatro di ghiaccio" (e saranno fatti in freezer)

di Fabio De Santi

Mimmo Cuticchio, uno dei grandi interpreti della tradizione siciliana del Teatro dei Pupi, si cimenterà per la prima volta in uno spettacolo in cui i protagonisti sono le marionette di ghiaccio domenica, nell’Ice Theatre, a 2600 metri, sul Ghiacciaio Presena. Cuticchio è cantastorie, attore e regista teatrale riconosciuto come il principale artefice della «rifondazione» dell’Opera dei Pupi ed il più importante erede della tradizione dei cuntisti siciliani, riconosciuta come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Mimmo Cuticchio, come è finito nel cartellone dell’Ice Music Festival?
«Ho sempre amato sperimentare e cercare nuovi orizzonti per evitare che una forma d’arte come il Teatro dei Pupi finisse solo per essere una cosa da museo. In un’intervista di una trentina d’anni fa avevo espresso il desiderio di portare in scena un Macbeth con i pupi di ghiaccio. Mi piaceva la metafora del potere di Macbeth che alla fine si scioglieva in acqua a dimostrazione dell’effimero della vita. Da allora mi sono portato dietro questa idea».
Un desiderio che sta per diventare realtà.
«Tutto merito di un grande musicista e amico come il violoncellista palermitano Giovanni Sollima che un paio d’anni fa ha partecipato all’Ice Music Festival con il suo violoncello di ghiaccio. Uno spettacolo che poi è stato portato anche a Palermo e in quell’occasione ho incontrato lo scultore e artista americano Tim Linhart. A lui e al suo team ho raccontato la mia idea davanti alla quale erano rimasti sorpresi perché loro avevano fatto solo strumenti di ghiaccio e mai marionette. La curiosità di Tim Linhart deve essere diventata poi qualcosa di più perché lo scorso anno mi hanno chiamato per portare avanti questo progetto».
Cosa presenterà allora?
«Ho pensato che la cosa migliore fosse realizzare un solo paladino, Orlando, che è anche un personaggio fortemente simbolico per il mondo cavalleresco ed epico. Attraverso di lui racconterò quello che c’è dietro certi personaggi e dietro la grande storia pensando anche alle famiglie di quelli che partivano per le battaglie, alla sofferenza delle mogli e dei figli, allo stato dei campi e degli animali. Troveremo qui un Orlando morente dopo la rotta di Roncisvalle che vuole spezzare, senza riuscirci, la spada Durlindana».
Anche la sua tecnica narrativa affonda le radici nel passato.
«Il racconto si basa sulla tecnica del “cunto”, una metrica antica che ho imparato da adolescente, apprese dagli ultimi “cuntastorie”. Attraverso questo paladino di ghiaccio racconterò gli ultimi deliri di un uomo fragile che si trova solo davanti al cielo prima di morire. Un uomo, un eroe che pensa alle cose belle ma anche alle vedove e agli orfani che ha lasciato dietro di sè».
Come è nata la sua passione per i pupi?
«Ho aperto il mio primo teatro dei pupi a Palermo nel 1973: una piccola sala da novanta posti a cui si sono aggiunti due laboratori per la costruzione delle marionette. In quel momento l’opera dei pupi era in forte crisi, tutti i teatrini chiudevano e i pupari, compreso mio padre, lavoravano solo o quasi per i turisti arrivando al punto di vendere i loro pupi. Io però volevo fare questo, fin da bambino, con la passione trasmessami dal mio babbo, e sono andato controcorrente. Ho capito subito che l’opera dei pupi aveva una valenza storica ed internazionale. Con i miei pupi ho girato il mondo e continuo a farlo anche oggi, perché loro sono un mezzo di comunicazione antica, che viene compreso anche nel terzo millennio».

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