Francesca Michielin: l'intervista alla cantante che venerdì 31 luglio apre il tour "Spazi Sonori" a Torbole

di Fabio De Santi

<Non ho nessuna intenzione di lasciarvi soli quest'estate, quindi ho pensato ad alcuni appuntamenti molto speciali e intimi proprio vicino a voi>. Questa la promessa fatta dalla cantautrice Francesca Michielin ai suoi fan tramite i social alla fine del periodo del lockdown. Una voglia di normalità quella della venticinquenne artista veneta di Bassano del Grappa che si è tradotta ora in un tour, sotto la sigla di "Spazi Sonori" che il 31 luglio avrà inizio proprio dal Trentino con il concerto nel Parco della Colonia Pavese di Torbole organizzato da Sideout in collaborazione con il Comune di Nago - Tobole e della Cassa Rurale Alto Garda. Un live davvero speciale come ci rivela la Michielin in questa intervista.

Francesca Michielin: quanta emozione c'è nel ritrovare la dimensione live in questa estate così strana?

<Quando mi è stata prospettata la possibilità di tornare a suonare seppur in un modo diverso è come se la mia vita, la mia anima si fosse riaccesa. Per me sarà una grande gioia riassaporare l'atmosfera del palco e credo che questa sia un'opportunità di non fare un tour canonico di poter esplorare nuove strade, come accade spesso quando ci si trova a dover uscire da una crisi>.

Cosa racchiude allora la sigla del suo tour "Spazi Sonori"?

<Mi piaceva questa doppia parola che rimanda quasi ad una sinestesia perché lo spazio è un'altra cosa rispetto al suono. Spazi perché saranno tutti live all'aria aperta in spazi suggestivi e naturali in cui non mi sono mai esibita. Sonori perché si da di nuovo voce alla musica: il mio non sarà uno show ma un concerto suonato “alla vecchia” per riappropriarsi della musica nella sua versione più pura e diretta>.

Un live in trio.

<Siamo tre polistrumentisti: Francesco Arcuri suona praticamente di tutto da tutti gli strumenti a corda alla sega musicale, Ernesto Lopez è un percussionista cubano ma anche cantante di beat boxing. Io invece sarò al  pianoforte, al basso acustico e per la prima volta mi cimenterò con l’harmonium indiano>.

 

E la scaletta?

<Ci saranno alcuni pezzi del nuovo album con dei mesh up decisamente particolari accanto alle canzoni più importanti del mio repertorio riarrangiate in una maniera inedita, vogliamo creare atmosfere electro-pop ma anche strutture melodiche dal sapore orchestrale>.

Da dove la scelta di pubblicare "Feat (Stato di natura)" proprio nel pieno, era il 13 marzo, dell'emergenza Covid - 19?      

<Ho voluto portare avanti un progetto legato al disco che di fatto era già iniziato e non volevo interrompere. Non mi sembrava il caso di fermare, anche per rispetto dei miei fan, quella che era una sorta di narrazione del disco:  il singolo “Cheyenne” era già uscito a novembre e nelle tre settimane precedenti alla pubblicazione del cd abbiamo lanciato tre canzoni accompagnare da un live. Non mi sembrava il caso d’interrompere questo flusso di note, di musica, in attesa di un ipotetico momento migliore che forse non sarebbe mai arrivato>.

C'è un filo conduttore in questo lavoro?

<Ho scritto queste canzoni pensando alla mia infanzia e alla mia pre adolescenza con sonorità che rimandano ai mie ascolti di allora: dai Red Hot Chili Peppers e Stevie Wonder a Annie Lennox. C'è un mondo sonoro molto vintage come immaginario ma suonato con la mia attitudine di oggi. I temi sono quelli dell’incontro, dell’identità, ma anche, come accaduto per me arrivata dalla provincia nell'ambiente urbano di Milano, dell’incontro-  scontro con altre realtà>.

Undici canzoni con undici artisti diversi al suo fianco.

<Il disco è incentrato sulle featuring. Mi ha emozionato collaborare con Fabri Fibra perché è un artista che ascoltavo molto da ragazzina e il suo sound mi è sempre piaciuto tantissimo. Un altro pezzo che mi sono divertita molto a fare è “Riserva naturale” con i Coma Cose perché Francesca è friulana di Pordenone e anche lei è stata proiettata nella realtà metropolitana di Milano come accaduto a me>.  

Come è arrivata ad interpretare “Gioco di bimba” uno dei classici de Le Orme proprio insieme alla storica band in una loro recente raccolta?

<L'ho fatto per il mio babbo - risponde divertita Francesca (n.d.r.) - lui è un grande appassionato di prog rock italiano ed inglese. A casa abbiamo tantissimi dischi del genere e quando ho proposto "Gioco di bimba" per la prima volta in concerto ho voluto rendergli omaggio. Poi, per i casi della vita, mi hanno chiesto di registrare il brano proprio insieme alle Orme ed è stata un’esperienza pazzesca. Loro hanno usato il mio arrangiamento e questo mi ha riempita d'orgoglio>. 



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