Con Marco Della Noce un'estate tutta da ridere

di Fabio De Santi

Che sia Oriano Ferrari, il fumatore di rosmarino Larsen o un improbabile comandante dei Nocs, Marco Della Noce è pronto a tornare con la sua vis comica davanti al pubblico.

Il suo tour estivo sotto la sigla di "Quest'anno facciamoci una risata" arriva in Trentino per quattro date nell'ambito del Blue Lakes Festival, curato da Pino Putignani,  oggi sulla Spiaggia Riviera di Calceranica, l'11 al Castello di Pergine, il 13 sulla spiaggia libera Segantini di Levico e il 14 sulla spiaggia libera del Lago delle Piazze sull'altopiano di Pinè, a cui si aggiunge lo spettacolo del 12 a Cavalese. Un comico milanese noto al grande pubblico per Drive In, Mai dire gol, L'ottavo nano e Zelig.

Della Noce, la sigla del suo nuovo tour: "Quest'anno facciamoci una risata": ma si più ancora ridere in questo amaro 2020?

«Certamente, ridere è terapeutico, liberatorio e, guarda caso, aiuta anche il nostro sistema immunitario. Mi sento anch'io in questo momento una sorta di terapeuta della risata».

Cosa proporrà allora in questo spettacolo?

«Lo show è una sorta di vetrina dei miei personaggi da Larsen che fuma rosmarino, al comandante dei Nocs col suo fedele cane bronco, al capomeccanico Ferrari e tanti altri per ricordare anche i miei trentotto anni di palcoscenico».

Fra i suoi volti più amati quello legato alla Ferrari: come era nato questo personaggio?

«Oriano Ferrari ha le sue radici nella mia passione per i motori che mi ha visto anche correre nei rally in qualità di navigatore, con piloti di alto livello, Andrea Dallavilla e Piero Longhi, per citarne due e poi fin da bambino sono stato grande tifoso della Ferrari».

Lei ha fatto tanta tv in programmi assai noti: qual è l'esperienza che porta nel cuore?

«I ricordi più belli sono quelli legati al Drive In di Antonio Ricci, una trasmissione diventata di culto, poi senza dubbio mi piace ricordare Zelig nel segno di Claudio Bisio».

Il suo nome in passato è finito alla ribalta delle cronache per i gravi problemi legati alla sua separazione: come ha superato quel difficile momento?

«Ho trovato dentro di me la forza di riemergere ma non è stato facile. In quegli anni mi sono dovuto anche confrontare con una legislatura sulla famiglia a mio avviso inadeguata e sbilanciata verso una tutela della figura materna rispetto a quella paterna. Anche per questo ora mi impegno con l'associazione onlus Papà Separati Lombardi».

Quanto le sono stati vicini i suoi colleghi in quel frangente?

«Ho avuto attorno a me l'affetto e l'attenzione di tante persone. Molti dei miei colleghi e amici di palcoscenico si sono subito attivati dandomi sostegno morale ed economico e ora colgo l'occasione per ringraziarli di cuore».

Per tornare al presente come e dove ha vissuto il periodo del lockdown?

«Sono stato chiuso nella mia casa in Brianza. Per me è stata l'occasione per dar sfogo alla mia creatività. Ad esempio a Pasqua mi sono fatto due giorni in soggiorno uno in cucina e per evitare la coda dei rientri una notte in bagno».

C'è un momento in cui ha avuto paura?

«Paura no, però molti pensieri per quanto stava accadendo attorno a me e su quando e come noi artisti avremmo potuto riprendere il nostro lavoro. Per fortuna il momento è arrivato e poco alla volta come accadrà per me per questo tour il momento è arrivato».

Cinque spettacoli in Trentino: qual è il suo rapporto con la nostra terra?

«I primi ricordi sono legati alla mia gioventù in un piccolo tour in bicicletta. Prima della ribalta televisiva ho lavorato anche in un locale nel cuore di Trento, "La cantinota"».

I suoi progetti nel cassetto?

«Sto preparando un tour teatrale in cui racconterò, sempre in chiave ironica, della mia vita e di come ci si può ricostruire nonostante tutte le avversità. Il titolo l'ho rubato dal bellissimo libro "Evviva il fallimento" di Francesco Chesi».

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