Il 38° Torino Film Festival premia l'iraniano «Botox»

L'iraniano (coprodotto con il Canada) «Botox» di Kaveh Mazaheri ha conquistato il premio come miglior film lungometraggio al 38° Torino Film Festival. La giuria era composta da Waad Al-Kateab (Siria), Jun Ichikawa (Giappone), Paola Randi (Italia), Martina Scarpelli (Italia) e Homayra Sellier (Iran). Il film ha ottenuto anche il Premio per la migliore sceneggiatura. 

Intricato nella costruzione e nell'approccio tematico, il film è una sorta di giallo metaforico. La convivenza insieme in una casa in campagna non è facile per tre fratelli: il maschio, che smania di emigrare in Germania, è convinto di essere al centro dell'universo familiare e maltratta le sorelle. La maggiore con la sua distanza dalla realtà e con le sue reazioni imprevedibili distrugge ogni illusione di un futuro comune differente. Il loro è un universo chiuso in se stesso, senza futuro. Una metafora inquietante di esistenze senza orizzonti nell'Iran contemporaneo.

Il Premio speciale della giuria è stato assegnato all'intenso «Sin señas particulares» (Senza segni particolari) della messicana Mercedes Valadez (una coproduzione con la Spagna) storia di una donna di mezza età che non ha più notizie del figlio, poco più che adolescente, che ha cercato un proprio futuro di non povertà oltre i reticolati e la muraglia di confine creati dagli Stati Uniti. Il volto triste dell'America. La madre si sposta da una località all'altra in una sorta di pellegrinaggio senza fine del dolore. Il Messico come un inferno in terra e gli assassini come dei veri e propri demoni spietati. Stilisticamente assai raffinato, con un uso incisivo della camera straordinario, con insistiti primissimi piani centrati sugli sguardi o su paesaggi dai colori innaturali. Non è un film d'inchiesta o di denuncia sociopolitica, piuttosto un urlo disperato e pessimista che proviene dalla gente senza speranze nel futuro del Messico di oggi. La protagonista Mercedes Hernandez ha conquistato il Premio di migliore attrice.

Il Premio per il miglior attore è stato attribuito al romeno Conrad Mericoffer per la sua notevole interpretazione del poliziotto omosessuale in crisi di «Camp de maci» (Campo di cocomeri). Una caratterizzazione incisiva in un film linguisticamente straordinario e modernissimo. Una menzione speciale è stata, infine, attribuita all'apprezzabile film nigeriano «Eymofe This in My Desire» di Arie e Chuko Esiri, storia parallela di un uomo e di una donna che cercano di riscattarsi, fra infinite difficoltà, nella Nigeria contemporanea. Il film ha ottenuto anche un premio speciale da parte dei lettori torinesi del quotidiano La Stampa. Segnaliamo, infine, il Premio Fipresci (la Federazione Internazionale della Critica) al prezioso «Moving On» della trentenne sudcoreana Dan-by Yoon «per la sua visione sottile della famiglia, della crudeltà, ma anche della tenerezza e dell'umanità che caratterizzano i rapporti familiari, per l'eleganza e la maturità del suo stile».

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