Teatro Stabile di Bolzano: dal 1950 qualità e spettacolo, "il Covid non ci fermerà"

di Antonia Dalpiaz

Era l’autunno del 1950 quando il regista milanese Fantasio Piccoli ed i suoi giovani attori (tra i quali Romolo Valli, Aldo Trionfo, Adriana Asti, Valentina Fortunato) firmarono l’atto di adesione al «Teatro Stabile della città di Bolzano» su proposta del sindaco Lino Ziller. Quest’anno ricorre il 70° compleanno. Un traguardo importante che avrebbe meritato significativi festeggiamenti. Il Covid li ha momentaneamente sospesi, ma non ha frenato la voglia di esserci e di continuare a «lottare» per mantenere vivo e attivo un teatro che ha costruito una storia artistica di notevole spessore, grazie alla collaborazione di tanti professionisti, ciascuno promotore della propria specificità, ma allo stesso tempo sinergico nei confronti di un sistema, quello teatrale, che si avvale di innumerevoli elementi di supporto e coesione. L’entusiasmo e la voglia di esserci sono diventati scudi contro la pandemia e lo dimostra il lavoro che in questi mesi è stato posto in essere dal team del TSB, coordinato dal direttore Walter Zambaldi, sia dal punto di vista produttivo che divulgativo. Il motto pare essere proprio “mai arrendersi”, anzi, sembra che la situazione inedita e di per sé complessa, sia diventa stimolo per dare ancora di più e meglio.

Walter Zambaldi, sono passati settant’anni da quell’atto di adesione. Erano gli anni Cinquanta. Come è riuscito lo Stabile a radicarsi in un territorio complesso, come quello altoatesino?
«Il progetto teatrale è diventato parte integrante della storia di questa terra e ne ha assorbito le indicazioni morali e civili, perseguendo le finalità del teatro pubblico. I direttori che si sono succeduti nel tempo hanno saputo tenere fede all’indirizzo di base, maturando progetti, orientamenti e visioni diverse, ma costruttive. Nel 2014 sono subentrato a Marco Bernardi, che ha saputo imprimere con forza il valore delle sue idee, risolvendo anche i problemi economici di quel periodo. Continuo la strada, puntando alla produzione come elemento di ricchezza. È un terreno questo che dà valore alle potenzialità e crea lavoro e condivisione. Credo in un teatro “intimo”, ovvero collegato il più possibile al suo pubblico, ma anche capace di aprire le sue porte al nuovo. Un teatro che non sia autoreferenziale, ma proiettato verso il futuro e di stimolo al confronto in ambito nazionale. Ecco perché la produzione di spettacoli è uno dei punti forti, mette in moto una macchina di incredibili opportunità, consentendo a coloro che lavorano in questo settore di mettersi in gioco anche in questi momenti difficili. Non ci si ferma. Si crea, si progetta, si guarda avanti, tenendo sempre d’occhio la filosofia di base, ovvero quella di sostenere la nuova drammaturgia e la rilettura dei classici, senza dimenticare le scuole, fonte inesauribile di opportunità e crescita».
Quali sono i progetti realizzati in questo periodo e quelli in cantiere?
«Dal 14 settembre all’11 ottobre è stato attivato il progetto «FUORI! Microteatro on the road» un tour provinciale itinerante che utilizzando un container ha portato una compagnia di attori e musicisti nelle principali piazze del capoluogo, di Merano, Bressanone e Pineta di Laives. Grande attenzione alle residenze per dare la possibilità agli artisti di preparare i loro spettacoli. Ci fa piacere ricordare che il TSB è stato il primo teatro in Italia ad aprire i suoi battenti in giugno dopo la prima fase della pandemia con le prove aperte dello spettacolo di Paolo Rossi “Pane o libertà. Su la testa”. L’attore è anche protagonista dello spettacolo “Amleto, principe di...”, una rivisitazione dell’opera shakespeariana, previsto per aprile. Nel cartellone della stagione di prosa 2020/2021 sarà in scena Rocco Papaleo con “Peachum. Un’opera da tre soldi” il nuovo testo di Fausto Paravidino che si ispira a Bertold Brecht. Ugo Pagliai e Paola Gassman sono gli interpreti di “Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore”, una coproduzione tra Stabile di Bolzano, Stabile del Veneto ed Estate Teatrale Veronese. Altro spettacolo nato a Bolzano: “Eichmann. Dove inizia la notte” di Stefano Massini, interpretato da Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. Nella rassegna “Wordbox-parole per il teatro” è in programma “Works”, una piéce di Vitaliano Trevisan, a cui faranno seguito “In nome del Padre” e “Della Madre” di Mario Perrotta, “Il Grigio” per la regia di Giorgio Gallione, “La gioia” con Pippo Delbono, “La notte dell’Innonimato” con Eros Pagni e “La mia vita raccontata male” con Claudio Bisio. Stiamo predisponendo, oltre ad un archivio storico, due pubblicazioni: una relativa alla storia artistica dello Stabile curata da Massimo Bertoldi per Mondadori Electa e la seconda dedicata all’impatto sociale delle attività dello Stabile sul territorio curata da Ilaria Riccioni ed edita da Carocci».
Permane la collaborazione fra province e quali i progetti in comune ?
«C’è una positiva sinergia sia con il Centro Santa Chiara che con il Coordinamento Teatrale Trentino e le realtà teatrali del territorio regionale. Non c’è contrapposizione anzi, ma reciproco rispetto e sinergia. A breve ci sarà la firma del nuovo protocollo d’intesa con il Centro Santa Chiara. Ho parlato proprio con Francesco Nardelli qualche giorno fa ed è emersa la volontà di avviare nuovi progetti, aprendo le porte ad altre possibilità. È stata attivata la “Piattaforma per la Circuitazione dello spettacolo professionale regionale” che prevede la pianificazione e la promozione dello spettacolo professionale sul territorio».
Quali sono le attività dedicate ai giovani ?
«Nell’ambito del progetto Officina Teatro realizzato in collaborazione con il Dipartimento Cultura Italiana, l’Ufficio Politiche Giovanili, l’Intendenza della Provincia Autonoma di Bolzano e sostenuta dal Comune di Bolzano è stato ideato il percorso “Spettacoli tascabili per le scuole” che prevede produzioni teatrali destinate alle aule scolastiche, fruite a distanza. Ben 688 le richieste da parte degli istituti scolastici».
Un programma a tutto tondo. Come affronta la situazione del teatro in questo momento di pandemia ?
«Mi impongo ogni giorno di non perdere la lucidità e di trasmettere al mio lavoro il massimo dell’energia. Non sono affatto contrario al teatro in streaming, è un’opportunità. Cogliamola. L’importante è non perdere di vista gli obiettivi e dare forza alle produzioni sostenendo il più possibile tutti coloro che lavorano in questo importante settore artistico».

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