Nuova mobilità: non serve aspettare le Olimpiadi

Nuova mobilità: non serve aspettare le Olimpiadi

Ho letto con molto interesse la lettera del signor Roberto Calzà di giovedì 11 luglio, intitolata «Meno auto per tutti». Non ho nemmeno problemi a confermare che sono in piena sintonia con quanto scrive il signor Calzà e pure, anche se un po’ più “freddamente”, con il commento del direttore Faustini. Spiego questa piccola differenza, che ho notata nel commento del direttore, considerando che se per un cittadino è giustificabile non essere a conoscenza del fermento e delle tante iniziative intentate negli ultimi anni da cittadini ed associazioni, lo giustifico un po’ meno da parte degli addetti alla comunicazione. Inviterei pertanto il signor Calzà a prendere visione per esempio di un disegno di legge di iniziativa popolare sulla mobilità in Trentino, divenuto poi disegno di legge 24 novembre 2016, n. 177 (ddl Gilmozzi).

Tale disegno di legge fu iniziato ed elaborato da un gruppo di cittadini già nel 2014. Da lì, dopo più di un anno di intenso lavoro ed a  seguito della necessaria raccolta di firme (arrivammo a 4000) per essere inserito alla discussione in Consiglio provinciale, venne consegnato nel dicembre 2015 al presidente Bruno Dorigatti.
Dopo quasi un altro anno di commissioni legislative la cosa approdò in Consiglio provinciale per essere varata. Ovvio le cose non andarono precisamente, come era intenzione nel disegno di legge originario e la legge passò con delle importanti varianti che ne inibirono in parte la consistenza, però a grandi linee e tralasciando i significativi passaggi tecnici, in sintesi il senso del ddl coinciderebbe con i desiderata del signor Calzà. Tale disegno di legge purtroppo giace ora dormiente nei cassetti della Provincia autonoma di Trento.

Per tornare all’inizio della lettera, l’aggettivo “freddamente” rivolto al direttore Faustini, che non vuole essere necessariamente polemico, lo giustifico però con la testimonianza che molti cittadini su svariati argomenti stanno faticosamente prendendo parte a processi partecipativi, ma risulta purtroppo frustrante vedere come, nonostante la buona volontà degli stessi, le cose positive portate avanti con puro spirito volontaristico si arenino nelle secche della politica. Qui a mio avviso ritornerebbe utile che ci fosse più attenzione e aiuto da parte dei mass media ricordando di queste pratiche che arrivano dalla base, ma che spesso sono dimenticate.
Mi permetto inoltre di dire, leggendo ancora la risposta del direttore che non dovrebbe essere necessario attendere o approfittare la calata di eventi come le Olimpiadi (peraltro fra pericolosi e conosciuti sbandamenti finanziari) per intraprendere dei percorsi virtuosi.

Franco Tessadri - Mattarello


 

Il futuro non può viaggiare solo a motore

Nulla di freddo, mi creda. Solo una doppia consapevolezza. Da una parte legata all’esperienza (credo che i cassetti degli uffici del Palazzo siano pieni di buoni progetti) e dall’altra all’aver visto che i progetti visionari, anche quando hanno la firma di politici importanti, tendono a essere guardati con diffidenza, per non dire distacco o sufficienza (freddezza, direbbe lei). Ciò malgrado, continuo ad auspicare che la politica alzi lo sguardo, ragionando su un futuro che non può viaggiare solo a motore e sulle strade di oggi.

a.faustini@ladige.it

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