Pericolo valanghe e obbligo di Artva, pala e sonda anche per le escursioni con le ciaspole: scoppia la polemica
Le nuove regole in vigore dal 1° gennaio scorso incontrano le critiche anche del Cai, che ha chiesto delucidazioni al governo a fronte di un forte rischio di confusione sui dispositivi di soccorso. Disappunto fra i negozianti, perché la richiesta di un equipaggiamento che costa 300-400 euro scoraggia le persone. La presidente della Sat, Anna Facchini: è una norma che vuole essere specifica ma in realtà apre a interpretazioni puramente soggettive
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TRENTO. Una normativa che rischia di mettere in ginocchio l'intero comparto delle camminate in montagna con le ciaspole.
Stiamo parlando del provvedimento che, dallo scorso 1° gennaio, prevede l'obbligo di Artva, pala e sonda per tutti coloro che pratichino l'attività.
Una norma che ha creato forte scompiglio perché, come hanno sottolineato le istituzioni ed i negozianti del settore, è troppo soggettiva e lascia spazio ad interpretazioni diverse.
E non a caso infatti anche il Cai (il Club alpino italiano) ha chiesto che vengano date precisazioni rispetto al modo in cui dovrà essere applicata la disposizione.
Si legge infatti che l'obbligo del kit Artva-pala-sonda si applica alle attività che si svolgono «in particolari ambienti innevati, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistono rischi di valanghe».
L'Artva è un dispositivo che trasmette un segnale in modo da consentire la localizzazione delle persone sepolte nella neve, da parte dei soccorritori muniti del medesimo apparecchio.
«Si tratta - ha spiegato la presidente della Sat, Anna Facchini - di una norma che cerca di essere specifica, ma che in realtà apre a interpretazioni puramente soggettive anche perché, ricordiamolo, esistono già delle classificazioni di rischio in montagna. L'obbligo ha creato diversi punti di domanda, soprattutto in tutte quelle sezioni che si stanno apprestando a svolgere ciaspolate o uscite sulla neve.
Dal canto nostro, stiamo aspettando chiarimenti, come richiesto anche dal Cai, e monitoriamo costantemente la situazione.
Se da una parte infatti possiamo interpretare questa disposizione come un invito a prestare maggiore attenzione in montagna, dall'altra è chiaro che servono delucidazioni anche a chi sta programmando corsi di formazione e prevenzione.
Ribadisco comunque un messaggio: uscire con le ciaspole non comporta rischio zero, bisogna sempre essere consapevoli di dove stiamo andando e come siamo attrezzati».
Le posizioni comunque si dividono: se da una parte Facchini sostiene infatti che la norma non avrà un grande impatto sul mondo delle ciaspolate in montagna, di contro i negozianti rilanciano con un'opinione completamente opposta.
Il kit obbligatorio ormai dall'inizio del 2022 infatti costa dai 340 euro in su, una cifra che in tanti non sono disposti a spendere soprattutto a fronte di un investimento medio di un centinaio di euro (ma anche meno in molti casi) per le ciaspole.
Inoltre, spiegano ancora gli esercenti, la norma ha creato una situazione critica: il 50% di coloro che acquistano il kit infatti non ha idea né di cosa sia né di come funzioni.
Di fatto, l'acquisto quindi si rivela inutile perché gli strumenti non verranno mai utilizzati, ma semplicemente messi in borsa per essere a norma.
È quanto emerge da negozi come il Vertical di Trento, dove gli addetti spiegano che «la scelta del kit viene fatta principalmente sul colore dei prodotti, a dimostrazione di come le persone non sappiano nemmeno cosa stiano acquistando: su una sessantina di vendite circa, la metà erano di ciaspolatori disinteressati. Ma è normale - aggiungono, - dato che si tratta di una norma senza senso, che spinge le persone a spendere soldi inutilmente per comprare strumenti di cui ignorano il funzionamento».