In provincia 14 mila giovani inattivi: i «Neet» Confronto europeo a Trento su lavoro e formazione

Prima giornata di lavori ieri a Trento, all’assessorato allo sviluppo economico della Provincia, del meeting, aperto a delegazioni europee, dedicato alle nuove opportunità per i cosiddetti Neet, i giovani dai 15 ai 29 anni che si collocano al di fuori dei percorsi formativi ed educativi e anche del mondo del lavoro.

Il progetto, su cui i funzionari provinciali ed europei si confrontano in questi giorni a Trento, si innesta nel filone Erasmus+, e ha come obiettivo l’analisi e lo scambio di buone pratiche a livello europeo tra i vari soggetti che compongono il partenariato.

Al centro dell’attenzione le esperienze realizzate in Trentino, Olanda, Germania, Danimarca, Catalogna, Piemonte, Castiglia e Mancha.

In Trentino i giovani fra i 15 e i 29 anni costituiscono il 15,6% circa del totale della popolazione.

A fine 2017 i Neet, secondo i dati Istat, si attestavano attorno alle 14 mila unità (circa il 16% del range considerato, che è anche il target della misura nazionale Garanzia Giovani), mentre a livello italiano era pari ad oltre 2 milioni (circa 24%).

Il trend in Trentino vedeva una diminuzione della popolazione inattiva di sesso femminile (dal 20 al 17% circa) ed una crescita più contenuta di quella maschile (da 14 a 15%).

«Il fenomeno della disoccupazione giovanile - scrive la Provincia in una nota per i media - ha assunto in Europa una rilevanza economica e sociale senza precedenti negli ultimi decenni, tanto da essere collocato in primo piano nell'Agenda politica dell'UE. Particolare attenzione è riservata ai giovani NEETs, cioè ai soggetti dai 15 ai 29 anni che non lavorano e non stanno partecipando a un percorso formativo, scolastico o di tirocinio.

Pur eterogenea la cosiddetta "generazione NEET" è composta per più del 50% da giovani inattivi, cioè che non ricercano un lavoro, soprattutto perché scoraggiati. Il passaggio da tale stato a quelli dell'esclusione sociale, della deprivazione economica e della marginalizzazione permanente o di lunga durata può essere facile. La non iscrizione ad un centro pubblico per l’impiego ne impedisce inoltre l’ammissione a garanzia per i giovani.

Per affrontare la problematica risulta necessario individuare, testare e validare dapprima delle strategie e degli strumenti che siano in grado di ridare fiducia a questi giovani, verso le istituzioni, verso il mercato del lavoro e verso sé stessi. “Simili processi di riattivazione - spiegano gli organizzatori - devono consentire in particolare a questi giovani di intercettare dei processi di formazione quale conclamato e principale strumento per superare la loro condizione”. Questi processi devono però essere costruiti in continuità con quelli di riattivazione, cioè tenendo conto dei gap e delle condizioni psico-sociali dei giovani da intercettare. Una volta riattivati e riavviati verso percorsi di apprendimento delle competenze essenziali per la vita e il lavoro, questi giovani possono anche beneficiare con successo dei percorsi ordinari di garanzia per i giovani.

Obiettivi del progetto e del meeting  sono quindi la definizione condivisa di strategie e strumenti per la riattivazione e, una volta maturata tale condizione, per il concreto accesso alla formazione, orientata a fornire competenze per la vita e per la cittadinanza attiva».

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