Corsa a indebitarsi per fare acquisti

di Francesco Terreri

Col Black Friday le somme saranno cresciute ancora. Ma già al 30 giugno di quest’anno i debiti accesi dalle famiglie trentine per acquisti, consumi, liquidità sono arrivati a 755 milioni di euro, 58 milioni in più, pari ad un aumento dell’8%, rispetto al livello record di quasi 700 milioni di fine 2018. In un anno l’incremento dei prestiti è di 94 milioni, +14%, in tre anni di 231 milioni, con un balzo del 44%. Quasi l’80% dei richiedenti ha un reddito annuo inferiore a 30 mila euro.

Ora la Provincia libera i suoi 4.600 dipendenti dall’obbligo di contrarre con l’Inps i prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio, una delle tipologie di credito al consumo: un emendamento alla Finanziaria 2020 prevede che possano rivolgersi liberamente al mercato bancario.
I finanziamenti erogati dalle banche hanno raggiunto a giugno i 609 milioni (+13,8%). I prestiti delle società finanziarie sono arrivati a 146 milioni (+15,4%).

Più di un terzo dei debiti, il 36% secondo Bankitalia, sono finalizzati all’acquisto di auto o di altri beni. Il resto è finanziamento per liquidità o consolidamento debiti. Il boom del credito al consumo è stato di recente spiegato dalla Banca d’Italia con fattori come l’aumento dell’occupazione stabile, i bassi tassi di interesse, la spinta delle banche che su queste operazioni guadagnano di più (l’Adige del 20 novembre).
Secondo il portale Prestitionline.it, negli ultimi sei mesi la richiesta media in Trentino si attesta a poco più di 11 mila euro. Il 40,3% dei richiedenti ha un reddito tra 20 mila e 30 mila euro annui, il 36% tra 10 mila e 20 mila euro, il 2,6% sotto i 10 mila euro, per un totale del 78,9% dei richiedenti sotto i 30 mila euro.

In questo ambito, il prestito con cessione del quinto dello stipendio, poco meno del 10% del totale, è molto utilizzato dai dipendenti pubblici e privati, e anche dai pensionati, perché non richiede garanzie patrimoniali e le rate vengono trattenute direttamente in busta paga. Il Centro Consumatori, tuttavia, ricorda che, per quanto ribassati, i tassi su questo tipo di prestiti, per somme fino a 15 mila euro, superano l’11%.

L’emendamento alla Finanziaria, presentato dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti e studiato assieme allo staff dell’assessorato allo sviluppo economico guidato da Achille Spinelli. abroga l’articolo 63 della legge provinciale 5, risalente al lontano 1992, che consentiva la stipula di prestiti con cessione del quinto dello stipendio con il solo Inpdap, poi divenuto Inps, vietando il ricorso a finanziarie private o istituti bancari. D’ora in avanti invece i dipendenti potranno accedere liberamente al mercato bancario e quindi a finanziamenti concessi con tassi di interesse anche inferiori a quelli applicati dagli istituti di previdenza.

«All’epoca - spiega Fugatti - la norma aveva le sue giustificazioni, essendo il sistema finanziario e assicurativo in tumultuosa e spesso caotica espansione. L’obiettivo era contenere il ricorso indiscriminato del dipendente all’indebitamento e mettere al riparo la stessa amministrazione pubblica da oneri e rischi derivanti da eventuali insolvenze. Infatti, in caso di improvvisa cessazione dal servizio del dipendente, la Provincia aveva l’obbligo di trattenere il debito residuo unicamente sul Tfr accantonato, che però poteva risultare insufficiente».

«La legge in questione - sottolinea Spinelli - da un lato limitava la libertà del dipendente, dall’altro influiva sulla libera concorrenza nel mercato del credito. Il contesto finanziario oggi è completamente mutato. Il dipendente deve poter decidere autonomamente a quale istituto finanziario rivolgersi, valutando la convenienza delle diverse condizioni applicate».

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