Prestiti Inps ai dipendenti provinciali In due anni quasi 1.200

di Francesco Terreri

La Provincia libera i suoi 4.600 dipendenti dall’obbligo di contrarre con l’Inps i prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio, una delle tipologie di credito al consumo: un emendamento alla Finanziaria 2020 prevede che possano rivolgersi liberamente al mercato bancario. Ma quanti di essi si rivolgevano all’Inps? In meno di due anni sono stati 1.182 in Trentino i dipendenti pubblici che hanno fatto ricorso ai finanziamenti dell’istituto di previdenza. I valori medi in caso di prestito contro cessione del quinto dello stipendio si attestano su 20-25 mila euro. E i tassi sono fra il 3,5 e il 4,25%, contro l’11% medio rilevato da Bankitalia (secondo trimestre 2019) su prestiti analoghi di banche e finanziarie.

«Alcune prestazioni di questo tipo le abbiamo ereditate dall’Inpdap, l’Istituto di previdenza dei dipendenti della pubblica amministrazione - spiega Claudio Floriddia , dirigente dell’Inps di Trento - I dipendenti pubblici versano lo 0,35% della retribuzione al Fondo della gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. A questo fondo possono accedere per due tipologie di crediti: i piccoli prestiti e i prestiti pluriennali».

«I piccoli prestiti - prosegue Floriddia - hanno un importo massimo fino a otto volte lo stipendio mensile del lavoratore. Vengono erogati su richiesta senza che sia necessaria una motivazione. Si rimborsano fino a 48 rate. Il tasso nominale annuo è pari al 4,25%. L’erogazione avviene in tempi rapidi: la tempistica è poco oltre i dieci giorni, rispetto ai 90 giorni massimi indicati nella Carta dei servizi».

Nel 2018 i piccoli prestiti ex Inpdap erogati dall’Inps in Trentino sono stati 623. «Quest’anno ad agosto siamo a 485 erogazioni» precisa Floriddia. Se verrà mantenuto questo ritmo, a fine anno si supereranno i 700 nuovi crediti. Il valore di questi prestiti è, in genere, fra i 10 mila e i 20 mila euro. Anche tenendosi sul livello più basso, parliamo di oltre 10 milioni di euro erogati in meno di due anni.

Il prestito pluriennale invece è propriamente quello con cessione del quinto dello stipendio. Anche nei piccoli prestiti la rata viene trattenuta direttamente in busta paga, ma nei prestiti pluriennali non può superare, appunto, un quinto della retribuzione. «Sono prestiti rimborsabili fino ad un massimo di 120 rate» cioè dieci anni, puntualizza Floriddia. «Il tasso annuo nominale è il 3,5%, ma in questo caso per avere il prestito si richiede una motivazione: acquisto casa, matrimonio, nascita del figlio, ristrutturazione». Forse anche per questo motivo i numeri qui sono più contenuti: 44 prestiti erogati nel 2018, 30 tra gennaio e agosto 2019. «L’importo medio è tra i 20 mila e i 25 mila euro. Anche in questo caso la tempistica di erogazione è relativamente veloce».

«Tra non molto - aggiunge il dirigente Inps - uscirà un nuovo regolamento che amplia le motivazioni per cui possono essere chiesti i prestiti pluriennali». Intanto i dipendenti provinciali potranno scegliere tra l’Inps e il mercato. Dove banche e finanziarie sono arrivate a prestare alle famiglie trentine 755 milioni di euro ( l’Adige di domenica), il 14% in più in un anno.

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