Poste in crisi in Trentino, troppi in pensione In due mesi 70 dipendenti hanno lasciato il lavoro resta per ora "congelata" la chiusura a Cristo Re

di Marica Viganò

L’età media dei lavoratori è di 57 anni e non c’è chiarezza sul turn over. L’anno è iniziato in chiaroscuro per i dipendenti di Poste Italiane del Trentino: la carenza cronica di personale si è accentuata con i pensionamenti di gennaio e febbraio, anche se arriveranno a breve nuove assunzioni previste da un piano straordinario.
Da parte dell’azienda alcuni passi avanti sono stati fatti in risposta alle richieste sindacali; le carenze in organico, tuttavia, non vengono del tutto sanate.

Questi i numeri. Sono 33 gli assunti nell’ultima tranche del 2019, nel periodo novembre-dicembre. «Si tratta di lavoratori con contratto part time, a cui si aggiungono una ventina di lavoratori assunti full time nei mesi precedenti - evidenzia Daniela Tessari di Slc Cgil - Complessivamente superiamo i 50 assunti, tutti impiegati nell’ambito del recapito». Fin qui abbastanza bene. Ma, ancora una volta, i conti non tornano: a fronte di una cinquantina di ingressi, sono settanta le uscite fra gennaio e inizio febbraio 2020 per pensionamenti e prepensionamenti. «Se il personale assunto lo scorso anno ha coperto i vuoti nell’ambito del recapito, ora ci troviamo con difficoltà enormi per quanto riguarda gli sportellisti, ossia gli impiegati degli uffici postali, come conseguenza delle uscite dovute al piano esodi» prosegue Tessari.

L’allarme è stato “girato” a Poste Italiane. Una risposta immediata c’è: assunzioni straordinarie, che si aggiungono a quelle previste nell’accordo sottoscritto da Poste e organizzazioni sindacali nel giugno 2018 in materia di politiche attive (tremila portalettere assunti in tutta Italia entro il 2020). «Per quanto riguarda la parte straordinaria, nella nostra provincia attendiamo entro marzo l’arrivo di 17-18 persone nell’ambito della sportelleria.

Solo una parte, sei o sette, verranno assunte ex novo, mentre i restanti lavoratori proverranno da altri settori oppure da contratti part-time “allungati”.
Consideriamo questa iniziativa una prima risposta alle nostre istanze - prosegue Tessari - Per quanto riguarda gli sportelli non riusciamo a coprire le necessità. Abbiamo 193 sportelli, e di questi 141 con un solo operatore nell’ufficio. Secondo l’accordo firmato nel 2018 è previsto l’arrivo di altro personale, ma al momento non abbiamo certezze».

Sulla paventata chiusura dello sportello Trento 4 in via Scopoli, nel quartiere di Cristo Re, e sulla riduzione di orario in altri tre (Trento 2 in via Gazzoletti, Mezzolombardo e Cles), il progetto al momento risulta congelato. «Nulla è stato modificato e speriamo che la situazione rimanga immutata, per evitare un effetto boomerang - spiega Daniela Tessari - Se si va a chiudere lo sportello di via Scopoli, le persone andrebbero ad appoggiarsi alla succursale 2 di via Gazzoletti, in cui è pure previsto il taglio delle ore pomeridiane. Si tratta evidentemente di progetti calati dall’alto e presi a livello centrale senza conoscere quale sia la realtà sul territorio».
Il sindacato lancia un altro allarme, legato al turn over. «In Trentino i lavoratori di Poste Italiane hanno un’età media di 57 anni, abbiamo avuto tanti pensionamenti con “quota 100” e dipendenti con 41 anni di lavoro: sono variabili che un’azienda non può non cogliere. Per quanto riguarda l’urgenza di persone allo sportello, le 18 che arriveranno entro marzo non potranno risolvere tutti i problemi presenti da anni. Abbiamo lavoratori che saltano le ferie, che fanno doppi turni e molte ore di straordinario. Nessuno si è mai tirato indietro, ma molti sono ormai stanchi della mancanza di prospettive di risoluzione del problema. Anche per quanto riguarda il piano straordinario di assunzioni, riteniamo che le soluzioni sarebbero potute arrivare prima».

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