Aperture a più velocità dal 27 aprile e ipotesi 4 maggio per bar e ristoranti Ma Conte frena: "Ancora nessuna data"

Aziende della moda, mobilifici, automotive, cantieri edili (questi ultimi sono già aperti solo in Trentino). Sono quattro comparti produttivi di cui si starebbe valutando la riapertura prima del 4 maggio, forse a partire dal 27 aprile. A quanto si apprende, si starebbe studiando in queste ore la ripartenza di queste attività, anche considerato che rientrerebbero tra quelle classificate dall’Inail come a basso rischio.

Ma una valutazione sarebbe ancora in corso e sul tema dovrebbe esserci a breve, forse già nel weekend, un nuovo confronto con le parti sociali.

Il 4 maggio potrebbero riaprire, seppur con tutta una serie di limitazioni e divieti, anche bar, ristoranti e parchi. L’ipotesi, secondo quanto si apprende, è sul tavolo degli esperti che dovranno fornire al governo le linee guida per la riapertura del Paese. Si tratta di una valutazione in corso, fermo restando che le scelte spetteranno al governo anche sulla base dei dati epidemiologici che si registreranno nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda bar e ristoranti, l’indicazione sarebbe quella di dare un segnale di riapertura anche per questo settore. In che modo? Ripristinando alcune delle regole che erano già state approntate prima del lockdown e aggiungendone altre: dunque distanziamento dei tavoli, mantenimento del distanziamento sociale anche al bancone, protezioni individuali per i dipendenti e in particolare per i camerieri, utilizzo di spazi all’aperto.

Quanto ai parchi, anche in questo caso l’indicazione sarebbe quella di dare un segnale di ripartenza: verrebbe consentito di accedere alle aree verdi così come di svolgere attività motoria anche lontano da casa. Allo stesso tempo, però, verranno ribadite una serie di indicazioni di “prudenza”, vale a dire il mantenimento del distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e il divieto di assembramento.

Niente però è deciso: il premier Giuseppe Conte tiene una linea di grande prudenza. E frenano non solo alcuni scienziati, ma anche diversi esponenti di maggioranza. Divide ad esempio l’idea, al vaglio del Comitato tecnico scientifico, di aprire il 4 maggio oltre ai parchi, anche bar e ristoranti: «Non esiste», insorgono fonti di maggioranza.

Mentre l’idea di dividere il Paese in macroaree rischia di cozzare con il fronte variegato delle Regioni, che va da chi, come Luca Zaia, dice che «il lockdown non esiste più», a chi, come Vincenzo De Luca, minaccia di chiudere la Campania.
Di come far ripartire le attività produttive discute per oltre sei ore la task force guidata da Vittorio Colao: il tema è non solo quali settori riaprire, avendo come base guida le classi di rischio elaborate dall’Inail (tre categorie: basso, medio-basso, alto) ma soprattutto come far muovere i lavoratori, scaglionando gli orari sia per i turni di lavoro sia per i trasporti e incoraggiando, ove possibile, lo smart working.

Si ipotizzano per i trasporti modalità per contare i passeggeri e segnaletica per il distanziamento alle fermate. I primi feedback della task force, e più in generale i protocolli per le riaperture, potrebbero essere già nel weekend oggetto di un nuovo confronto tra governo e parti sociali. Al vaglio c’è l’idea di far ripartire anche prima del 4 maggio - il 27 aprile è la data cerchiata sul calendario - settori che l’Inail indica come a basso rischio come la moda, la metallurgia, i mobilifici, il settore dell’automotive. Un pressing è in corso - anche da regioni come la Lombardia - per l’edilizia, perché oggi sono aperti solo le grandi opere. Ma dal governo in questo caso sono più prudenti: è difficile in cantiere garantire le distanze.
Nelle prossime ore dovrebbe riunirsi la cabina di regia, cui potrebbe partecipare anche il premier Conte, tra governo ed enti locali (con Fontana, Bonaccini e Musumeci per le Regioni, Decaro, Raggi e Pella per i Comuni) per provare a concordare una linea a livello nazionale. In quella sede potrebbe essere discussa anche l’idea di gestire la «fase 2» dividendo il Paese in macroaree (Nord, Centro e Sud) a seconda dell’entità del contagio: Franco Locatelli del Css definisce «solido» il contenimento del contagio nel centrosud.

Ma il problema sarebbe non solo come gestire gli spostamenti tra le aree del Paese, ma anche isolare le zone, come la Valle D’Aosta, in cui il contagio è meno diffuso che nel resto del Nord. Le «zone rosse torneranno ad essere importanti» quando finirà il lockdown, dice Gianni Rezza dell’Iss. Ma bisognerà evitare iniziative solitarie.
Perché se Attilio Fontana si dice pronto a riaprire il 4 maggio «se lo dirà la scienza», c’è chi come Vincenzo De Luca minaccia di chiudere i confini campani per fermare arrivi dal Nord.

Da Palazzo Chigi invitano alla prudenza rispetto a ogni ipotesi: le decisioni saranno comunicate solo dopo la conclusione dei lavori della task force sulla fase due, che ad ora non si sarebbe data una deadline. Dalla maggioranza frenano non solo Roberto Speranza ma anche Vito Crimi, che invita a non dare per scontata la fine del lockdown il 4 maggio. Ed è prudente anche il Pd, che chiede regole e indicazioni precise, ma senza affrettare i tempi. Sia Silvio Brusaferro che Franco Locatelli, entrambi membri del comitato tecnico scientifico, invitano alla grande «cautela» e anticipano che le abitudini e le modalità di vivere le socialità andranno cambiate. Grande attenzione ci sarà alle regole per i giovani - per evitare assembramenti e feste - come per gli anziani. Ma i parchi il 4 maggio dovrebbero riaprire e con prudenza gli scienziati valutano anche di dare il via libera a bar e ristoranti, pure per dare una prima spinta a un settore in grande crisi come il turismo: lo si farebbe con rigide regole di distanziamento. Ma sui bar, come su parrucchieri e barbieri, la maggioranza leva gli scudi: potrebbe essere troppo presto.

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