Imprese, perso un miliardo A Trento calo di 305 milioni

di Francesco Terreri

In un mese di crisi sanitaria e di chiusura di molte attività economiche, cioè durante il lockdown più stretto dal 22 marzo al 26 aprile, le aziende trentine hanno perso 1 miliardo 79 milioni di euro di ricavi. Il calo è diviso praticamente a metà tra l’industria, che ha perso 538 milioni, e i servizi, che registrano una contrazione di 541 milioni.

I dati emergono da un approfondimento effettuato da Giuseppe Cicconi, Roberto Lombardelli, Davide Pirelli, Andrea Paroni e Claudio Russo sul portale Covidanalysis.it. Le imprese considerate sono 44mila, con 170mila addetti tra dipendenti e indipendenti e un fatturato complessivo annuo che supera i 29 miliardi di euro. Il calo stimato corrisponde al 45% del fatturato medio mensile delle attività prese in esame.

Il quadro è congruente con l’analisi della Camera di commercio di Trento che vede un fatturato del primo trimestre in calo del 7,8% e le ore lavorate a marzo in caduta del 25,6%. Secondo Covidanalysis, a livello nazionale nel mese del lockdown ha chiuso il 63% delle imprese industriali e il 45% delle aziende del terziario, commercio, turismo, servizi alle imprese e alla persona. La perdita complessiva in Italia ammonterebbe a oltre 126 miliardi di euro.



In Trentino, nel periodo considerato, è rimasto chiuso il 66% delle industrie locali e il 45% del servizi. L’analisi arriva al dettaglio comunale. In testa nella poco invidiabile classifica dei comuni trentini che perdono di più c’è il capoluogo. Nella città di Trento ha chiuso il 59% delle industrie e il 46% di commercio, turismo e servizi. L’ammanco di fatturato è complessivamente di 304,7 milioni, con una netta prevalenza del terziario, che perde quasi 240 milioni, mentre l’industria vede i ricavi contrarsi di poco meno di 65 milioni.

Segue Rovereto, dove ha chiuso il 56% delle industrie, con una perdita di fatturato di oltre 73 milioni, e il 41% dei servizi, con un calo di ricavi di 34,7 milioni, per un totale di 107,9 milioni di riduzione. Poi la classifica non segue più l’ordine di grandezza delle località per popolazione. Al terzo posto per perdite c’è Arco, dove ha chiuso il 62% delle industrie, con quasi 52 milioni di riduzione di fatturato, e il 47% dei servizi, che perdono 17,6 milioni, per un totale di 69,5 milioni. Lavis perde complessivamente 56 milioni ed è più colpita nel terziario, meno 42,2 milioni, che nell’industria, dove una maggiore quota di aziende aperte limita i danni a 13,9 milioni.

A Riva del Garda ha chiuso il 68% delle industrie, con un calo di fatturato di 11,5 milioni, e il 55% dei servizi, con una perdita di oltre 22 milioni: totale 33,6 milioni. Ad Ala, che perde in tutto 32,4 milioni, il polo industriale scende di 18,2 milioni, mentre i servizi si attestano su un calo di 14,2 milioni. Pergine, terza città del Trentino per popolazione, è settima per diminuzione dei ricavi delle imprese con 26,7 milioni: ha chiuso il 64% delle industrie, meno 16,6 milioni, e il 44% dei servizi, meno 10,1 milioni.

Nella top ten delle perdite, ci sono anche Levico con 26 milioni, di cui 20,5 l’industria e 5,5 i servizi, Mezzolombardo con 19,7 milioni, di cui 12,2 nella manifattura e 7,5 nel commercio, turismo e servizi, e Cles con quasi 18 milioni, di cui 11 dell’industria e 6,9 del terziario.

Poi ci sono le località colpite perché sede di specifiche aree e distretti produttivi. Comano Terme registra una perdita di fatturato di 14,9 milioni, quasi tutta (13 milioni) nell’industria. Contrazioni prevalentemente industriali anche a Storo (meno 13,4 milioni) e Tione (meno 10,8 milioni). Pinzolo perde 10,7 milioni, concentrati in gran parte (9,7 milioni) nei servizi, cioè nel turismo e commercio.

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