Trentino, aperto il 60% dei ristoranti Ma l'estate rimane un'incognita

Circa il 60% dei ristoranti trentini ha riaperto o sta per ripartire proprio in questi giorni, ma sono ancora molte le incognite e tante le preoccupazioni per il futuro e per come sarà l’estate. Ancora pochi hanno potuto beneficiare delle linee di credito promesse dal governo, mentre se il delivering ha avuto un picco nella fase di lock-down, in molti - circa il 50% - al momento pensano di non effettuare più il servizio.

È quanto emerge da un’indagine statistica effettuata dall’associazione ristoratori di Confcommercio su un campione di 381 ristoratori e presentata ieri dal presidente di categoria Marco Fontanari. Molti imprenditori hanno riaperto: un 40% è ancora in attesa, ma di questi buona parte ricomincerà con il mese di giugno, in particolare le attività stagionali e nelle zone dei laghi, mentre si stima che un 4-5% forse non riaprirà più.

Si tratta prevalentemente di attività fuori dalle rotte turistiche e che lavoravano principalmente con il mondo del business: la forte riduzione degli spostamenti e la prospettiva che non ci sia più il movimento di prima probabilmente indurrà più di qualche ristoratore a chiudere definitivamente.

Le linee guida e le correzioni apportate a livello provinciale hanno parzialmente soddisfatto le attività: se quasi il 50% ritiene che siano un buon compromesso o comunque il meglio che si poteva ottenere, quasi il 40% le ritiene di difficile interpretazione o comunque complicate da mettere in pratica.

La conseguente riduzione dei coperti ha comportato notevoli difficoltà: solo il 5,5% degli intervistati ha subito una riduzione inferiore al 20%, mentre il 46% calcola una contrazione tra il 40% e il 60%.

In molti ritengono che buona parte della clientela con il tempo tornerà, ma l’epidemia peserà comunque notevolmente sui bilanci: la maggioranza degli intervistati indica infatti cali di fatturato dal 30% al 70%, e per 1 impresa su 3 ci vorrà più di un anno per tornare ai ritmi pre-coronavirus.

«Il nostro settore è stato colpito duramente - ha ricordato Fontanari - e anche oggi con la riapertura vediamo che l’afflusso è ridotto. Sappiamo che non tutti torneranno al ristorante, un cambiamento, anche culturale, ci sarà. Noi cercheremo di potenziare alcuni servizi perché non vogliamo farci trovare impreparati».

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