Covid, negozi in ginocchio Confesercenti del Trentino chiede un "piano Marshall"

Negozi in difficoltà anche in Trentino, serve un piano Marshall. A chiederlo è la Confesercenti del Trentino con il presidente Renato Villotti che spiega come il calo provinciale dei ricavi in marzo e aprile sia in linea con quello nazionale segnalato dall’Istat.

È crollo delle vendite al dettaglio ad aprile a livello nazionale per le conseguenze del lockdown: su base annua dopo la discesa repentina di marzo (-18,4%) arriva il crollo ancor più grave di aprile (-26,3%) quando la chiusura è stata totale. Per alcuni prodotti, in particolare l’abbigliamento (-83,4%) e le calzature (90,6%), con aprile si palesa la perdita dell’intera stagione primavera-estate, mentre si verificano anche forti accumuli di scorte.

C’è una netta divaricazione tra i prodotti alimentari e non, con i primi che registrano un +6,1% tendenziale e i secondi -52,2%. Le vendite di generi alimentari si sono mantenute positive, i pasti in casa hanno infatti sostituito quelli fuori guadagnando di fatto quote di mercato di bar e ristoranti. Si evidenzia anche una profonda divergenza nelle forme distributive, con i negozi di vicinato che ad aprile hanno segnato un calo delle vendite del 37% mentre la grande distribuzione registra un -16,4%.
Nel lockdown le intenzioni di spesa per beni durevoli ma in generale per la maggior parte dei prodotti, sono state riviste e di fronte al razionamento amministrativo della domanda non è chiaro cosa succederà con le riaperture, se il recupero sarà completo o solo parziale.

«Serve un piano Marshall per il commercio di prossimità - sottolinea Villotti - Serve un piano di rilancio per promuovere il consumo locale. Servono strumenti su misura per gli esercizi di quartiere, ad esempio detrazioni ad hoc per questa tipologia di attività sia da parte della Provincia che al livello Comunale – e un intervento nazionale significativo sulla web tax per favorire un riequilibrio della concorrenza tra i canali distributivi. Il tutto in un quadro più ampio di recupero e rilancio della vivibilità e di freno alla desertificazione di centri storici e periferie. Occorre favorire la formazione degli imprenditori e la modernizzazione della rete, dalla creazione di piattaforme online evitando doppioni o piattaforme già esistenti che permettano alle imprese di vicinato di ricevere prenotazioni ed effettuare vendite senza costi aggiuntivi ad incentivi più sostanziosi e diffusi per la moneta elettronica senza costi per le imprese. Allo stesso tempo, dobbiamo cambiare passo sulla burocrazia, accelerando e semplificando le procedure: la liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto per le Pmi devono avere disponibilità immediata, insieme all’estensione degli ammortizzatori sociali e dei periodi di cassa integrazione. Le imprese – e i lavoratori – non possono più aspettare. È a rischio la tenuta del tessuto di esercizi di vicinato, un valore economico e sociale. Per questo, tamponata l’emergenza, chiediamo un piano di rilancio dedicato al commercio di prossimità».

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