Gruppo Pasit in liquidazione: è la società di Scotoni e Caldini scelti nelle nomine da Fugatti

Con l’incarico fiduciario che la giunta Fugatti gli ha affidato, per Cesare Scotoni, manager, imprenditore e apprezzato consigliere dei governanti leghisti di piazza Dante, inizia un nuovo impegno: quello di consigliere di amministrazione di Patrimonio del Trentino spa. Affiancherà, con la sua esperienza nello sviluppo di progetti immobiliari, Andrea Maria Villotti, l’economista esperto di marketing che, dal gabinetto della Regione, dove è segretario particolare del vicepresidente Fugatti, è stato indicato alla presidenza della spa che gestisce gli immobili della Provincia e che ha in pancia operazioni strategiche come lo sviluppo immobiliare del compendio ex Italcementi-Destra Adige, dove sono previsti investimenti per almeno 140 milioni di euro.

Che Scotoni fosse diventato un punto di riferimento stabile per Fugatti e l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli era cosa nota. La scorsa estate, il suo nome era spuntato come possibile nuovo presidente di Trentino Digitale, la società di via Gilli il cui cda a guida Sergio Mancuso fu sollecitato dall’assessore Spinelli a fare le valigie anzitempo. Impresa riuscita. Sullo scranno di Trentino Digitale, però, alla fine è arrivato il manager pubblico Roberto Soj, direttore generale di Lombardia Informatica.
Avrà ora più tempo a disposizione, l’ingegner Cesare Scotoni, perché la sua più importante intrapresa imprenditoriale è arrivata a fine corsa, con la messa in liquidazione di Gruppo Pasit Italia srl. È la società che il manager trentino - classe 1963, diploma allo scientifico Da Vinci, laurea al Politecnico di Milano, quindi esperienze di direzione in importanti aziende - ha avviato ad inizio 2000, per sfondare in Russia.

Attività di ricerca e soprattutto di consulenza per investire nello sterminato mercato dell’est. Con partner, nonché socio, Mauro Caldini, il commercialista cui la stessa giunta Fugatti ha deciso di affidare la presidenza di Trentino Riscossioni spa. A suo tempo, attorno agli affari immobiliari in Russia, Scotoni riuscì a conquistare anche l’interesse del governatore pro-tempore, Lorenzo Dellai, che, da presidente della Provincia di Trento, nel settembre 2006 firmò un protocollo d’intesa per la cooperazione economica e culturale con il governatore della regione russa di Vladimir, Nicolai Vladimirovic Vinogradov. Non se ne fece poi nulla della auspicata collaborazione in infrastrutture, nuovo aeroporto, industria, turismo etc. Adesso, la storia è finita anche sul versante privato presidiato da Scotoni & C. Del Gruppo Pasit Italia, Scotoni era amministratore unico e socio con il 10,32% delle quote (però dal 2012 pignorate a favore di Umberto Anzelini), Mauro Caldini socio con il 13,87%, la Stelvio srl di Paolo Dalprà con il 16,13%, le quote di maggioranza (58,75%) in mano alla moglie Cristina Nicolussi, più altri due soci minori. L’ultimo bilancio (2018) è stato chiuso con 255.803 euro di perdite (109.728 l’anno prima). Le partecipate russe sono state cancellate di ufficio, e il Gruppo Pasit è stato costretto a svalutare le partecipazioni estere. I soci hanno trasformato i finanziamenti infruttiferi in riserva a copertura delle perdite. Non è bastato. Alcune banche hanno revocato i crediti. Nella nota integrativa al bilancio 2018 Scotoni lo chiarisce ai soci: «Le gratuite revoche ad alcuni soci e la impossibilità di avere rapporti con le Casse Rurali dopo le revoche, son fattori che han coinciso nel peggiorare la situazione e si è creata una seria di crisi di liquidità».
Inevitabile la messa in liquidazione, lo scorso settembre, con Scotoni nominato liquidatore.

Nel cda di Patrimonio del Trentino, la giunta Fugatti intende piazzare anche il capogruppo di Civica Trentina in consiglio comunale, l’avvocato Andrea Merler che, dopo avere coltivato ambizioni di candidarsi a sindaco, garantisce fedeltà al progetto leghista e pieno sostegno alla candidatura di Alessandro Baracetti. I nomi saranno valutati dalla competente Commissione del Consiglio provinciale e, per Merler, si pone il problema della legittimità dell’incarico. C’è un decreto (Dl 39 del 2013) che stabilisce che a coloro che «nell’anno precedente abbiano fatto parte (...) del consiglio (...) di un comune con popolazione superiore ai 15.000 abitanti» nella stessa regione dell’amministrazione locale che conferisce l’incarico, «non possono essere conferiti gli incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico».

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