Negozi chiusi la domenica: la Provincia tira dritto e prevede sanzioni per chi apre Associazioni di categoria sul piede di guerra

Confesercenti, Confcommercio e Cooperazione hanno presentato ieri le loro proposte e i loro dubbi alla giunta provinciale sul disegno di legge relative alle chiusure domenicali dei negozi.

Le tre associazioni di categoria, alla fine del confronto con l'assessore provinciale al commercio, Roberto Failoni (Lega), si sono detti preoccupati per la volontà della giunta di proseguire sulla linea tracciata.

Oggi il ddl viene discusso in Commissione consiliare e l'assessore annuncia due emendamenti. «Il primo è la norma transitoria, in modo tale che prima della definizione dei criteri, la legge non si applicherà» spiega Failoni, anche se l'idea è quella di arrivare in tempo, ossia per il 4 luglio, con tutte le definizioni di Comune turistico. «Ma fino a che non si definiscono i criteri, la legge non si applica» sottolinea Failoni. Altro emendamento riguarda le «sanzioni per chi sarà aperto, nonostante il divieto. Stiamo valutando di che entità metterle» conclude Failoni.

Dure le associazioni di categoria sul ddl. Per Confesercenti, il rischio con le chiusure domenicali, è di vedere molti posti di lavoro cancellati. Oggi il numero degli addetti del commercio in sede fissa è pari a circa 16.000 in un anno. Con il calo del 10% del fatturato previsto per la chiusura domenicale obbligatoria, sottolinea Aldi Cekrezi , direttore di Confesercenti, c'è «il rischio di vedere cancellati 1.600 posti di lavoro. Perché, quando il fatturato cala, purtroppo l'imprenditore deve fare i conti con le spese e ridurle per rimanere in piedi. E una delle voci che maggiormente incide è quella del personale».

Per la Federazione trentina della Cooperazione al tavolo ieri c'era Patizia Gentil , che in questa fase, in qualità di presidente del collegio sinbdacale, guida l'associazione di via Segantini. Anche lei mette in evidenza la ricaduta occupazionale del provvedimento: «Le Famiglie cooperative con le chiusure domenicali non assumeranno gli stagionali» spiega. E contesta anche il fatto che giunta voglia distinguere un territorio dall'altro in base alla classificazione turistica che intende assegnare alle diverse località. «Dal primo giugno a settembre tutto il Trentino è turistico per legge - sottolinea Gentil - definire un Comune turistico e un altro no, non ha senso soprattutto in questa fase in cui c'è l'esigenza di ripartire». Le categorie economiche ascoltate ieri stanno anche preparando un documento comune da far pervenire alla Provincia, in cui spiegheranno i motivi della contrarietà al provvedimento, per come è stato presentato finora.

Molto preoccupato per la decisione della Provincia di andare avanti con la chiusura domenicale anche Massimo Piffer , presidente dei Dettaglianti aderenti all'Unione commercio. Piffer ieri sera sulla questione ha riunito il proprio direttivo per fare il punto sulla questione che viene considerata svantaggiosa dalla categoria. «Non nego che una riorganizzazione del settore del commercio in Trentino vada fatta - afferma Piffer - ma non con questi tempi stretti e con scelte che sono dannose per i negozianti». Per Piffer c'è il rischio di «perdere quote di mercato, e occorre avere attenzione alla difesa dei negozi sul territorio, pensare al fatto che l'extra-alimentare è da tre mesi senza liquidità, ha fatto tutte le moratorie del caso, ma a settembre scadono molti impegni, tra cui la cassa integrazione. Se la liquidità non ce l'hanno, ha fatto moratorie e sarà un problema pagare gli impegni».

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