Effetto Covid: in Trentino in 5 mesi persi 11 mila posti di lavoro e le assunzioni sono calate del 33%

di Angelo Conte

Gli effetti negativi della pandemia da Coronavirus sul mercato del lavoro non si fermano. Secondo le rilevazioni dell’Agenzia del lavoro, anche a maggio continua il calo delle assunzioni e si conferma il saldo negativo dei posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra gennaio e maggio di quest’anno, infatti, il saldo tra assunzioni e cessazioni rispetto ai primi cinque mesi del 2019 è stato negativo per 11.300 unità (10.000 nel terziario, di cui 5.500 tra bar e ristoranti).

Male, poi, anche la domanda di lavoro, fotografata dall’andamento delle assunzioni. In maggio le aziende hanno provveduto a siglare un numero di contratti di assunzione inferiori di circa il 34% sul maggio del 2019.

In totale, nei primi cinque mesi del 2020, il calo delle assunzioni è stato pari a oltre 16.000. Nel mese di maggio prosegue, accentuandosi, l’effetto dell’emergenza sanitaria Covid sullo stock degli iscritti ai Centri provinciali per l’impiego. L’incremento complessivo, rispetto al medesimo periodo del 2019, raggiunge il +24,4% (+9.087), per un totale di 46.352 iscritti.

Prosegue, poi, come detto, nel mese di maggio la caduta della domanda di lavoro delle imprese trentine causata dall’epidemia del Coronavirus. Il calo rispetto a maggio 2019 è pari a 3.530 assunzioni per un 34,9% in meno; la flessione è ancora forte, anche se non paragonabile a quella rilevata nel precedente mese di aprile (-9.234 assunzioni). Nei primi cinque mesi 2020 c’è una perdita di 16.014 assunzioni (-33%).

L’agricoltura, si conferma il settore meno penalizzato in questi primi mesi dell’anno, con un calo di sole 95 assunzioni, per un -2,5%. Nel secondario, rispetto ai primi cinque mesi del 2019, le assunzioni calano invece di 2.290 unità e del 26,7% ovvero di 159 nell’estrattivo, di 626 nelle costruzioni e di 1.505 nel manifatturiero. Il terziario, con 13.629 assunzioni in meno per un -37,6%, è il settore più in difficoltà. Poco meno della metà del calo nel terziario si deve al solo comparto dei pubblici esercizi, che rispetto ai primi cinque mesi del 2019 perde 6.768 assunzioni (-51,5%); comunque pesante il calo nel commercio (-906) e nei servizi alle imprese (-1.254).

Per quanto riguarda il fronte delle cessazioni lavorative, trattandosi in netta prevalenza di interruzioni di lavori stagionali o comunque a termine, la dinamica del periodo gennaio-maggio 2020 somma due effetti di segno contrapposto. Nei primi tre mesi, in particolare in marzo, le cessazioni da lavoro, per una anticipata chiusura delle attività produttive legate all’epidemia (soprattutto nel turismo), hanno fatto registrare una significativa crescita. Nei successivi mesi di aprile e maggio si evidenzia invece un forte calo delle uscite lavorative proprio per l’effetto di un contestuale minor numero di assunzioni verificatesi: tra gennaio e maggio le cessazioni lavorative sono calate di 4.674 unità e del 9,3%.

Il dato sulle cessazioni permette anche di calcolare i saldi occupazionali. Alle 32.569 assunzioni dei primi cinque mesi sono corrisposte 45.435 cessazioni, con quest’ultime che prevalgono sulle prime per 12.866 unità (il saldo di gennaio-maggio del 2019 era negativo ma solo di 1.526 cessazioni in più).
Le assunzioni degli italiani diminuiscono di 12.180 (-33,7%) e quelle straniere di 3.834 (-30,9%). Per età, infine, le assunzioni sono calate di 5.043 tra i giovani fino a 29 anni, di 9.161 nella fascia dei 30-54enni e 1.810 tra i 55enni e oltre.

Per le assunzioni, quelle a tempo indeterminato calano di 673 e dell’11,9%. In termini di stabilità lavorativa, si deve anche però segnalare il calo tra gennaio e maggio 2020 delle trasformazioni dei contratti a termine in tempo indeterminato: dalle 3.324 trasformazioni dei primi cinque mesi del 2019, alle 2.484 dei cinque del 2020; 840 passaggi alla stabilità in meno per una variazione negativa del 25,3%.

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